Rete Conoscenza, 3 giorni di lotta contro il numero chiuso all’università

L'associazione studentesca considera inostenibile anche l'anticipo dei test ad aprile

Il collettivo studentesco Rete della Conoscenza (Link – Coordinamento Universitario e Unione degli Studenti) lancia una tre giorni di mobilitazione contro il numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie: “L’8, il 9 e il 10 aprile saremo nelle città, negli atenei e di fronte alle sedi Miur per denunciare le conseguenze drammatiche del numero chiuso e per rivendicarne una revisione radicale. Ci mobiliteremo nei giorni di somministrazione dei test perché crediamo che siano la minaccia che grava sulla salute pubblica e l’esodo di laureati e studenti che affligge oramai da anni il nostro Paese a causa di politiche ingiuste ed escludenti siano questioni da affrontare con la massima urgenza“, dice in una nota Federico del Giudice, portavoce nazionale della Rete.

Secondo il collettivo “milioni di euro di incassi nel business del test d’ingresso, poco più del 10% di possibilità di superarli e la preparazione per la maturità sospesa per tutti gli studenti sono i risultati che l’anticipo ad aprile e il sistema del numero chiuso in generale stanno comportando a tante e tanti. Le proteste studentesche di questi mesi avevano denunciato l’insostenibilità di un simile sistema e continueranno a dare battaglia l’8, il 9 e il 10 aprile, in occasione delle date dei test, per porre sotto gli occhi di tutti la necessità di abolire lo sbarramento all’accesso dell’università e porre fine alla demassificazione degli atenei“.

Tante e tanti prof in queste settimane hanno lanciato l’allarme che gli studenti avevano con largo anticipo denunciato: continuare con i programmi ordinari e la preparazione alla maturità durante i mesi dei test d’ingresso è impossibile – dichiara Roberto Campanelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti – Con il pasticcio creato dal bonus maturità si voleva valorizzare il diploma e la carriera scolastica nella gara per l’accesso all’università, ad appena un anno di distanza ci ritroviamo con un meccanismo contraddittorio che dequalifica il diploma e rende ancora più escludenti i test d’accesso. Il Miur sta investendo su un sistema di valutazione e selezione che privilegia lo strumento unico dei test, dal numero chiuso all’Invalsi noi crediamo che questa non sia  assolutamente la strada percorrere: gli studenti non sono numeri e il nostro diritto di scegliere ed emanciparci non è in vendita.

Per Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Universitario, “il costo medio per sostenere il test va dai 50 ai 100 euro a studente, l’introito finale per atenei privati e pubblici è però di molto superiore, circa 6 milioni in totale. Un vero e proprio business che specula sulle speranze della nostra generazione. Il numero chiuso sbarrerà le porte dell’università ad 1 aspirante medico su 7, una gara ingiusta che lede il diritto allo studio di tante e tanti ma anche e soprattutto il diritto alla salute dell’intero Paese. L’abbiamo denunciato in questi giorni in tante facoltà di medicina: nel nostro Paese c’è un disperato bisogno di medici, ne serviranno più di 20.000 e ad accedere alle università oggi ce ne sono 10.550. Per non parlare delle borse di specializzazione: le regioni ne richiedono 8mila ma il Miur ne mette a disposizione quest’anno, con un trend negativo storico, solo 3.300. E’ inaccettabile“.