Regionalizzazione, Turi (Uil Scuola): ‘Nessuno da convincere. Non immaginiamo una scuola divisa come in un puzzle’

“Non c’è nessuno da convincere. Sulla questione regionalizzazione non c’è il minimo margine, nessuno scambio è possibile”. Così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, commenta l’intervista del Ministro Bussetti in tema di regionalizzazione. “La nostra è una contrarietà netta e già definita, suffragata dal coinvolgimento delle scuole e dai cittadini che hanno aderito al nostro appello per sfilare la scuola da ogni ipotesi di regionalizzazione, con centinaia di migliaia di firme raccolte”. Pubblichiamo il comunicato stampa Uil Scuola di seguito.

“Arrivare ad insinuare uno scambio con il sindacato è uno strumento di vecchia politica, segno di una difficoltà del governo in materia di unità culturale del paese. Ciò che serve, anche a livello internazionale, è un Paese che rafforza la propria identità nazionale, che fa squadra, che mette insieme possibilità e opportunità per un rilancio socio-economico dell’intero Paese. Non siamo la politica degli interessi di parte, ma la politica dell’unità del sistema che deve rispondere ai cittadini e non ad un ceto politico”, sottolinea Turi.

“Abbiamo bisogno di grandi riforme di libertà e ci vengono proposte divisioni, egoismi, e risposte demagogiche che rimandiamo al mittente. Convinceremo piuttosto il Ministro che il modello Trentino, non solo non è esportabile nelle altre regioni italiane, ma è un modello sbagliato che mostra tutte le sue contraddizioni: l’influenza tedesca ha prevalso su quella italiana. Noi pensavamo che questo governo avesse come sua icona ‘prima gli italiani’, ma in Trentino non è andata  così. Un sistema chiuso che non ha dialogato neanche con i sistemi delle regioni vicine”.

“La UIL Scuola del Trentino, da sempre contraria alla separazione, continua a battersi per un ritorno allo stato nazionale contro il condizionamento politico attuato in Trentino – precisa il segretario Uil Scuola – dimostra che il modello di autonomia differenziata spacca il paese e non consente nessuna politica unitaria. Non si riesce nemmeno ad immaginare una scuola divisa come un puzzle, dove ogni giunta regionale decide il modello che vuole seguire.  Ci troveremmo, come in Trentino, ad  avere tante  Aran, agenzie di contrattazione, una per regione, alla faccia della semplificazione e dell’efficienza, tutto bypassando il parlamento, che semmai ciò dovesse accadere, non avrebbe nessuna funzione nella politica dell’istruzione che deve essere di tutti e per  tutti”.