Prove Invalsi 2018, presentato il Rapporto Nazionale: il Sud in ritardo già in seconda classe

Le prove Invalsi 2018, come ha sottolineato la presidente Annamaria Ajello nell’introduzione al Rapporto, presentato ieri, 5 luglio,  hanno coinvolto oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 550.000 studenti della scuola secondaria di secondo grado (classe II).

Tra le novità tecnologiche il fatto che per la classe III della scuola secondaria di primo grado (grado 8) e per la classe II della scuola secondaria di secondo grado (grado 10) le prove si sono svolte al computer (CBT) e on line per tutti gli studenti di tutte le scuole italiane. Nell’arco di tre settimane sono state erogate oltre 2.200.000 prove agli allievi del grado 8 e in due settimane oltre 1.100.000 prove agli studenti del grado 10. 

Una conferma, purtroppo negativa, della distanza tra le scuole del centro-nord e quelle di alcune regioni del Mezzogiorno (Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si nota già confrontando i livelli medi di risultato al termine della II primaria, che sono pressoché uguali in tutto il Paese, ma peggiori per gli alunni di quelle quattro regioni, dove la differenza dei risultati tra le scuole e tra le classi è molto più accentuata che al Centro-Nord. Questo indica una tendenza precoce a formare classi in cui si concentrano allievi più bravi e più avvantaggiati e classi con allievi con livelli di apprendimento meno soddisfacenti o più svantaggiati. 

La forbice si amplia negli anni successivi. In terza media, quasi il 70 per cento degli studenti delle regioni del Sud Italia non è in grado di capire all’ascolto un testo inglese (la media nazionale in questa fascia d’età è del 43 per cento), e oltre il 40 per cento non è in grado di interpretare un testo scritto in inglese (la media nazionale è del 25 per cento circa). Raggiungono il livello A2, cioè quello previsto, oltre il 70 per cento dei ragazzi delle regioni del Nord Est, rispetto a una media nazionale del 56. “Sarebbe però ingiusto pensare alla scuola media come all’anello debole – sottolinea Roberto Ricci, responsabile Area Prove dell’istituto – perché in questi anni si manifestano in modo più marcato le differenze che si sono cominciate a sedimentare negli anni delle elementari”. E, come mostrano bene i dati Invalsi di quest’anno, in alcune Regioni già dalla classe seconda.