Rapporto Censis 2017: recuperare l’apprendimento permanente 

Il Rapporto Censis 2017 dedica un breve spazio all’educazione e istruzione permanente degli adulti, una tipologia del sistema formativo in cui l’Italia, rispetto alla maggioranza dei Paesi dell’Unione, registra ritardi notevoli.

 

“Nel 2016 in Italia – afferma il Rapporto – la quota di adulti che partecipano all’apprendimento permanente, incrementata di un punto percentuale rispetto all’anno precedente, era pari all’8,3%, ancora inferiore al valore medio europeo (10,8%). Le donne manifestano una maggiore propensione alla formazione, in quanto partecipi nella misura dell’8,7% rispetto al 7,8% degli uomini, insieme alle coorti più giovani, in misura più che doppia di quelle più anziane (il 15,1% di 25-34enni rispetto al 7,1% dei 35-54enni).

 

Ed emerge una progressiva divaricazione della domanda tra le professioni skilled e le professioni qualificate come medium/low skilled (operai e artigiani), il cui peso percentuale si comprime.

 

Si osserva un incremento dei laureati sia nelle professioni high skilled (dal 42,9% al 49,6%), sia in quelle medium skilled (dal 9,1% al 10,7%).

 

Slittano verso il basso i diplomati, la cui presenza diminuisce nelle professioni high skilled (dal 49,2% al 44,2%) e cresce in quelle medium low skilled (dal 35,7% al 39,5%) e low skilled (dal 30,5% al 33,4%).

 

Si evidenzia il bisogno di creare opportunità formative in grado di garantire il rafforzamento delle competenze di occupati che, pur disponendo di livelli di istruzione secondaria, rischiano di rimanere schiacciati verso professioni meno qualificate e meno richieste”.

 

La rilevazione del Rapporto – desunta probabilmente dai dati comunicati da associazioni della terza età – si sofferma sui livelli di competenza culturale (titoli di studio) degli adulti coinvolti e sul genere, ma sarebbe stato interessante, con riferimento al settore pubblico dell’istruzione, rilevare la nazionalità di coloro che partecipano.

 

Si sarebbe probabilmente scoperto che una parte consistente dei corsisti frequentanti i CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) è di nazionalità straniera con quote consistenti di analfabetismo. Uno spaccato sociale alla ricerca di una validazione linguistica che sia di sostegno all’integrazione nel nostro Paese.