Quello che non si può misurare non si può migliorare

Quello che non si può misurare non si può migliorare. È a partire da questo assunto che è nata la richiesta di un’indagine conoscitiva sulla legge 107 presentata da Forza Italia alla Camera dei Deputati.  

Quella legge è stata ribattezzata dal governo “Buona Scuola”. Ebbene, per capire se si tratti davvero di un “buon” intervento normativo e non solo, come noi crediamo, di un grande piano di assunzioni, è necessario partire dai numeri.

A distanza di due anni scolastici dall’entrata in vigore della riforma, è tempo che vengano resi noti i dati relativi alla sua implementazione: ci vuole trasparenza verso le studentesse, gli studenti e le famiglie!

Le informazioni che chiediamo, come detto, non servono solo a conoscere la situazione che sta vivendo la scuola, ma sono indispensabili per poter apportare delle correzioni partendo dall’oggettività. La finalità è far sì che tutti abbiano le stesse opportunità, al Nord come al Sud, nelle grandi città come nei piccoli centri, centro e periferie.

Tra gli obiettivi dichiarati dalla Buona Scuola vi era la chiusura definitiva delle graduatorie e la fine della “supplentite”.  Ecco perché chiediamo di conoscere la situazione relativa al Piano Straordinario di Immissioni e all’esaurimento delle GAE e delle GM. Molti mi scrivono per segnalare ingiustizie proprio rispetto al piano assunzionale che ha lasciato nelle graduatorie molti vincitori di concorso nel 2012 e non solo i docenti delle GAE, con differenze tra scuola dell’infanzia e gli altri ordini e gradi. Per cercare di dare una risposta seria alle loro richieste, servono dati precisi. Ma servono dati soprattutto per spiegare alle famiglie cosa è successo in questi due anni scolastici e che quale sia la ricaduta sulla crescita delle loro figlie e dei loro figli.

Allo stesso modo, vogliamo capire gli effetti reali del piano di mobilità straordinaria, con il numero di insegnanti trasferiti, in assegnazione provvisoria e in utilizzo. Quanti supplenti hanno ricoperto le cattedre dei docenti di ruolo, che sono stati assegnati o utilizzati in altre sedi? E con quali costi per lo Stato? Quanti sono i docenti che ricoprono posti di sostegno senza averne il titolo? Le famiglie hanno diritto di sapere chi segue i propri figli! E ancora, quanti docenti hanno superato l’anno di prova previsto? La valutazione della capacità di insegnare è reale o è solo un “pro forma”?

Altro tema molto dibattuto è stato quello dell’organico dell’Autonomia: tante scuole si sono viste assegnare docenti di discipline completamente diverse da quelle richieste. Per questo chiediamo al Miur in che misura l’organico dell’autonomia abbia corrisposto alle esigenze formative individuate dagli istituti scolastici e che dovevano servire ad accrescere la qualità della formazione delle studentesse e degli studenti. Quanto agli altri aspetti che l’indagine intende approfondire, vi è l’Alternanza Scuola Lavoro – un tema molto sentito ed importante – per capire quante aziende ed enti abbiano partecipato ai progetti, anche dal punto di vista geografico. E l’innovazione Digitale, per appurare, tra le altre cose, la diffusione della banda larga e dei libri di testo in formato digitale.

Insomma, gli interrogativi sul tavolo sono molti, complessi e importanti. Purtroppo la presidenza della Commissione Cultura della Camera ha opposto alla nostra richiesta di indagine un ostacolo legato al poco tempo a disposizione prima della fine della legislatura. Ecco perché intendo trasformare i punti illustrati in 30 atti di sindacato ispettivo, come interrogazioni, interpellanze e question time, che presenterò nei prossimi mesi per avere risposte immediate che servono ad orientare le scelte politiche in modo chiaro e trasparente. Il governo ha il dovere e la responsabilità di dire le cose come stanno.

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