Quel silenzio sulla Giornata internazionale dell’educazione

Il 24 gennaio 2019 si è celebrata la prima giornata internazionale dell’educazione, indetta dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite nello scorso mese di dicembre.

Per la verità l’evento ha ricevuto poca attenzione all’estero, e praticamente nessuna in Italia, dove si è parlato dell’Unesco, l’agenzia dell’ONU che si occupa di educazione, cultura e scienza, soltanto in relazione alla nomina dell’attore Lino Banfi nella Commissione nazionale italiana per l’Unesco, decisa nei giorni scorsi dal governo giallo-verde (ma più dalla componente 5 Stelle che dalla Lega, il cui leader Salvini l’ha accolta con ironia…).

Segno dello scarso peso politico e mediatico che la tematica dell’istruzione esercita all’interno dei circa 200 Paesi membri dell’agenzia, la cui imponente sede parigina è stata peraltro più volte criticata per la stridente sproporzione tra gli elevati costi di gestione della struttura e la modestia dei risultati ottenuti nel perseguimento dei suoi fini istituzionali: “promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni con l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione”.

In occasione della giornata internazionale il direttore generale dell’Unesco, la francese Audrey Azoulay, ha tenuto a ricordare che “l’educazione è un diritto umano, un bene pubblico e una responsabilità pubblica”, e che “è la forza più potente nelle nostre mani per garantire miglioramenti significativi nella salute, per stimolare la crescita economica, per sbloccare il potenziale e l’innovazione di cui abbiamo bisogno per costruire società più resilienti e sostenibili”.

La decisione di istituire la giornata internazionale dell’educazione è stata presa dall’Assemblea ONU anche per richiamare i Paesi membri a un maggiore impegno per la realizzazione dell’obiettivo n. 4 (su 17) dell’Agenda 2030, “Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti” (il testo integrale dell’Agenda è consultabile cliccando qui). È auspicabile che da qui al 2030, dopo l’esordio in sordina del 2019, la giornata possa registrare continui, concreti e misurabili passi avanti ai quali anche i media italiani riservino finalmente l’attenzione che meritano.