Quel piano di formazione che fa discutere

La protesta dei dirigenti e dei docenti continua a mantenere toni accesi e quindi preoccupanti per il futuro della riforma.
Si attende ora la precisazione ministeriale: i corsi di informazione e formazione per la riforma, previsti nei confronti dei docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, non sono obbligatori.
Il collegio docenti ha facoltà di aderirvi o meno. Ovviamente l’Amministrazione ne caldeggia la frequenza, come momento essenziale per l’avvio della riforma.
Il pacchetto info-formativo previsto dalla direttiva n. 36/2003, della durata prevista di 20 ore da effettuarsi entro giugno 2003, aveva incontrato immediatamente la posizione contraria dei sindacati che, per il metodo, avevano richiamato il rispetto delle procedure di concertazione con il ministero e con gli uffici scolastici regionali, e, per il merito, avevano contestato i possibili contenuti dei corsi in quanto intempestivi rispetto alla definizione completa dei contenuti della riforma.
I sindacati erano passati poi alle vie di fatto, orientando i collegi dei docenti ad opporsi alla iniziativa ministeriale. Qua e là vi sono state alcune pronunce di rifiuto, accompagnate da valutazioni in taluni casi di taglio ideologico rispetto alla riforma.
In molti casi, però, gli uffici regionali avevano giocato d’anticipo, invitando i dirigenti scolastici a procedere con gradualità, rinviando il tutto, se necessario, a settembre.
In due incontri tenutisi presso il Miur nella settimana scorsa, i sindacati hanno ribadito il loro no ad ogni forma di imposizione alle scuole, e l’Amministrazione scolastica ha preso atto delle critiche, precisando tuttavia che i corsi servono soprattutto a far conoscere la riforma, che è diventata legge, e ha chiarito che, comunque, i collegi sono liberi di decidere se aderire o meno al corso proposto dal Ministero.