Quasi 600 milioni da cercare per cancellare le 24 ore. Chi li pagherà?

Saranno giorni decisivi quelli che attendono i parlamentari (e il Governo) per trovare in fretta i milioni di euro necessari per compensare, a saldo invariato, la cancellazione delle 24 ore proclamata dalla maggioranza parlamentare.

La proposta di incrementare l’orario di insegnamento di sei ore a settimana avrebbe dovuto riguardare due settori: gli spezzoni di cattedra e l’attività di sostegno.

Secondo la relazione tecnica allegata al decreto di stabilità, il minor impiego di 9.269 supplenti per gli spezzoni di cattedra avrebbe dovuto comportare un risparmio di 88.568.384 euro per l’ultimo quadrimestre del 2013, pari a 265.705.154 euro per il 2014.

Il minor impiego di 11.462 docenti di sostegno avrebbe portato un ulteriore risparmio di 109.523.231 euro per l’ultimo quadrimestre del 2013, pari a 328.569.692 euro per il 2014.

Insomma per il 2013 basta trovare poco meno di 200 milioni e le 24 ore potranno andare in soffitta.

Ma l’anno dopo quei 200 milioni (calcolati su un solo quadrimestre) diventeranno quasi 600 per l’intero 2014.

Ma al problema finanziario potrebbe aggiungersi un nuovo problema politico.

Se, infatti, le risorse che servono a chiudere questo buco della scuola venissero poste a carico di un altro settore con effetti di aggravio per il cittadino comune, non si può escludere una reazione dell’opinione pubblica, che in queste due ultime settimane di polemiche per le 24 ore, è apparsa piuttosto fredda. Certamente non si è registrata solidarietà verso i professori. C’è da pensare che una “tassa per la scuola” difficilmente sarebbe accettata.