Quando il metodo conta più del merito

Nel consuntivo della gestione Moratti vi sono stati, secondo i suoi critici più tenaci, gravi errori di metodo e di merito.
Tuttavia, a chiusura della lunga campagna elettorale contro la sua riforma, una volta attenuate le critiche sui contenuti innovativi introdotti – nei cui confronti sembra di percepire gradualmente una meno accesa e più equilibrata avversità – resta intatta la riserva sul metodo seguito nella definizione del suo progetto riformatore.
Un metodo, quello seguito dalla Moratti, caratterizzato da scarso confronto con le forze sociali, di assenza di concertazione, di non adeguata attenzione alla condivisione del suo progetto da parte degli insegnanti. La pensa sostanzialmente in questo modo il fronte sindacale, con la Flc Cgil in testa, che, per voce del suo segretario generale, Enrico Panini, chiede al nuovo governo un forte segno di discontinuità a cominciare dalla scelta del nuovo ministro dell’Istruzione che “… deve essere un politico di peso, una persona che faccia dell’ascolto e della ricerca delle condivisioni il tratto costitutivo del mandato“.
Confronto, ascolto, concertazione, ricerca di condivisione: qualità che costituiscono l’identikit del futuro ministro, perché “arriverà dopo il grande gelo lasciato dal ministro Moratti, che diceva che avrebbe ascoltato, ma in realtà ha ascoltato solo se stessa“.
Deve essere una persona – ha concluso Panini – che dia risposte alte e che faccia scelte coerenti, che ricerchi il consenso, la condivisione, l’ascolto“.
Il nuovo ministro dell’Istruzione farà bene a trarre vantaggio dagli errori attribuiti alla Moratti e, soprattutto, dai suggerimenti del mondo sindacale.
E’ in questo scenario concertativo che la legge n. 53 dovrebbe trovare la sua corretta interpretazione tra cancellazione, superamento, completamento.
L’altro fronte del dialogo è costituito dalle regioni che sono un interlocutore del Governo non più solo sui temi istituzionali, ma sul rilancio della scuola e sul controllo della spesa.