Provvedimenti disciplinari: le esigenze degli alunni… vengono dopo
Nell’avviso formale che la Corte dei Conti (una specie di diffida) ha inviato al ministro dell’Istruzione per i provvedimenti disciplinari scarsamente applicati nei confronti del personale scolastico, c’è una premessa che non può non far riflettere: il personale scolastico è più tutelato degli alunni e della scuola.
Facendo riferimento a quanto denunciato nel 2001 (e sostanzialmente confermato nel 2006), la Corte infatti afferma che “era stata messa in evidenza la mancata o scarsa considerazione, da parte del sistema disciplinare delle istituzioni scolastiche nel suo complesso, verso gli interessi degli utenti (genitori-alunni) del servizio scuola. In particolare per i reati a sfondo sessuale si era potuto accertare che i primari interessi consistenti nella prevenzione, nel rigore verso i condannati, nella vigilanza, nella certezza dei rimedi, venivano spesso conculcati e sacrificati alla logica della tolleranza verso dipendenti condannati per reati di pedofilia e di violenza nei confronti di minori“.
E’ veramente grave l’accusa della Corte, che cita una serie di casi incredibili (il campo di indagine nel 2006 è stato ristretto ai reati a sfondo sessuale) che hanno visto a volte permanere in servizio per anni i colpevoli, in attesa della sanzione disciplinare conseguente a reati accertati in sede penale (!).
Oltre agli organi collegiali che per la Corte hanno forte responsabilità in materia anche per la lentezza delle loro pronunce, le critiche della Corte vanno altresì all’Amministrazione scolastica, centrale e periferica, per omissioni o sottovalutazione dei provvedimenti disciplinari da irrogare, fino ai casi-limite di “mancata apertura del procedimento disciplinare, con conseguente impunità del soggetto condannato in sede penale per reati rilevanti“.
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