Prove Invalsi, una motivazione ‘spuntata’/2

La somministrazione dell’Invalsi violerebbe il principio dell’autonomia delle scuole perché ‘il ministero non ci ha ancora detto quali sono le cose essenziali che i bambini devono sapere’. Il che significa che se fosse soddisfatta la seconda condizione, sarebbe risolta la prima.
Evidentemente, quindi, per questi collegi, le scuole sarebbero più libere e autonome se il Miur stabilisse, a Frascati, sede dell’INVALSI, rigidi standard di prestazione a cui nessun allievo potrebbe sottrarsi e poi controllasse se sono stati davvero raggiunti da ogni docente in periferia.
Ma è pensabile che si possano stabilire da lontano e a priori standard di apprendimento senza partire da una seria analisi empirica degli standard effettivamente raggiunti dagli allievi nelle varie parti del paese? L’autonomia delle scuole e dei docenti d’altra parte non si esplica proprio nel determinare responsabilmente, a partire dagli Osa, gli standard di apprendimento degli obiettivi formativi delle diverse unità di apprendimento approntate per gli allievi, e nel rispondere poi delle scelte compiute e dei risultati ottenuti non solo davanti all’Invalsi, ma anche all’intera comunità sociale?
Non è che queste posizioni denotano il mancato superamento del vecchio centralismo e un deficit di cultura autonomistica da parte delle istituzioni scolastiche? Auguriamoci che non sia così, perché non sarebbe incoraggiante.