Proposta Moratti: la delega ci sarà, di 18 o 24 mesi

Se ne era parlato subito dopo il Consiglio dei Ministri che aveva rinviato l’approvazione del disegno di legge Moratti: il governo era intenzionato a ricorrere alla delega, cioè una legge quadro da far votare al Parlamento che lascia all’esecutivo il compito di definire il provvedimento nel dettaglio.
E delega sarà, nonostante qualche mugugno anche all’interno della maggioranza. Il testo che verrà presentato nuovamente al Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni dovrebbe essere sostanzialmente uguale a quello presentato l’11 gennaio, con qualche aggiustamento qua e là, ma conterrà l’esplicita previsione di delegare il governo ad emanare appositi provvedimenti successivi (decreti legislativi) per la graduale attuazione della legge.
Per i decreti delegati dovrebbe essere previsto un tempo massimo di 18 o forse di 24 mesi. Prima che il testo arrivi alle Camere, vi dovrebbe essere un passaggio in Conferenza Stato-Regioni, visto il rilievo delle competenze anche in materia di istruzione e formazione che la legge costituzionale n. 3/2001 ha assegnato alle Regioni.
La scuola conosce già la strada dei decreti delegati. Ne fu investita con quella che nella storia della Repubblica è stata finora la riforma di carattere generale più importante per il sistema scolastico: nel 1973 fu varata una legge delega (n. 477) di riforma dell’organizzazione del sistema scolastico e il 31 maggio 1974 – ministro della pubblica istruzione era Franco Maria Malfatti – furono emanati cinque decreti delegati che, oltre a riformare molti aspetti di stato giuridico del personale scolastico, introdussero per la prima volta nel sistema di istruzione nazionale gli organi collegiali, la sperimentazione e l’aggiornamento.