Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Polemiche sulle classi ponte. Ma come farle?

La scorsa settimana il ministro Gelmini ha partecipato a Bruxelles alla riunione del Consiglio Educazione e Cultura dell’Unione Europea. In tale occasione, parlando con i giornalisti presenti, è tornata con puntiglio sulla questione delle classi ponte.

E’ sciocco parlare di razzismo“, ha detto, siamo di fronte, invece, a un problema di tipo didattico“, che anche altri Paesi (il ministro cita l’Olanda e la Svezia) affrontano in modo analogo. Cioè, continua Gelmini, per quanto potrebbe riguardare il nostro Paese, mediante un “corso intensivo di lingua italiana per favorire l’integrazione, più lezioni di educazione civica per conoscere elementi della Costituzione“.

Posta in questi termini la questione delle classi ponte potrebbe essere risolta senza troppe polemiche, dato che il modello Gelmini non sembra incompatibile con quello proposto dalle senatrici del PD Albertina Soliani e Sandra Zampa, che invece il settimanale Famiglia Cristiana considera “di opposta filosofia“: l’inserimento diretto in classe dei ragazzi stranieri alle medesime condizioni degli italiani, supportato da corsi integrativi di lingua italiana. “Nulla vieta“, spiega la senatrice Soliani, “di dedicare alla full immersion linguistica ore aggiuntive“, ma senza subordinare l’inserimento degli alunni stranieri nelle classi ordinarie all’esito di un esame di lingua “come prevede la mozione della Lega approvata dalla maggioranza“.

Il buon senso suggerirebbe di trovare una soluzione di sintesi: è vero, come sostengono le senatrici del PD, che i bambini stranieri (soprattutto i più piccoli) imparano l’italiano attraverso la convivenza e lo scambio con i coetanei, ma è anche vero che per decidere a che livello di scuola iscriverli occorre effettuare prove di ingresso (si fanno anche per gli alunni italiani), e che in qualche caso, per non penalizzare troppo coloro che non conoscono l’italiano ma hanno alle spalle anni di studio nel paese di provenienza il corso intensivo di italiano potrebbe sostituire le prime settimane di frequenza scolastica, ferma restando l’iscrizione alla classe. In certi casi, come dice la Gelmini, “non è sufficiente inserire un ragazzo in una classe normale perché la scuola abbia assolto la funzione di integrarlo“. Vero, ma intanto – sulla base del suo curricolo e delle prove di ingresso – si potrebbe decidere da subito a quale classe iscriverlo, e fargli seguire da subito determinate lezioni. Più che di “classi” ponte, si tratterebbe di “corsi” ponte.

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