PNRR. Quasi 17 miliardi per la scuola

È stata resa nota nei giorni scorsi una sintesi della bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), definita come “il risultato del lavoro svolto dal Governo nel confronto con le forze politiche di maggioranza (…)  per favorire il raggiungimento dell’accordo politico sulle modifiche alla bozza di PNRR”. Un modo assai cauto per far capire che l’accordo ancora non c’è. Si vedrà nei prossimi giorni.

Il PNRR, da attuare in sei anni (2021-2026),contiene 6 “Missioni” (macroaree di intervento), che a loro volta raggruppano 16 componenti. Per la Missione 4, dedicata a Istruzione e Ricerca (2 componenti), si prevede di stanziare complessivamente 27,9 miliardi, 16,7 per la prima, “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”, 10,2 per la seconda, “Dalla ricerca all’impresa”. Un importo notevolmente aumentato rispetto alle indiscrezioni circolate in precedenza, che parlavano di 19,2 miliardi, ma non ancora tale da poter cambiare da solo il volto della scuola.

La componente scolastica della Missione, si legge nel documento, “è dedicata al potenziamento delle competenze e del diritto allo studio, alla lotta contro la povertà educativa e ai divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione. La componente è stata significativamente rafforzata nella sua dotazione finanziaria. Le linee portanti sul contrasto ai divari territoriali sono costituite da un forte investimento su asili nido, scuole di infanzia e sezioni primavera, potenziato per colmare il divario nei confronti dei paesi europei più avanzati, in particolare nel Mezzogiorno, insieme a interventi sulle scuole con maggiore incidenza di abbandono ed esiti educativi deboli, e finanziamenti per alloggi per studenti. Per il potenziamento della didattica si prevedono interventi per la didattica digitale integrata, le competenze STEM e il multilinguismo, con un focus specifico alla formazione delle donne. È stato inserito un progetto da un miliardo per l’estensione del tempo pieno nelle scuole. Parallelamente si investirà, con maggiori risorse, nelle infrastrutture (cablaggio, laboratori, aule didattiche). Infine, si intende favorire una maggiore integrazione tra scuole superiori e università e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante rivolta al mondo del lavoro, una riforma e un investimento molto importanti per le nuove generazioni”.

L’elenco degli interventi, come si vede, è tanto cospicuo (ma non per questo esaustivo: neanche una parola per la formazione dei docenti) quanto generico. Tutto dipenderà dalla qualità dei progetti esecutivi e dalla capacità di spendere bene le non poche risorse in arrivo. 

Per approfondimenti:
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