Scuola e politica/3. Il PNRR scuola rilancia l’istruzione tecnica e professionale

In contrasto con la vaghezza delle proposte dei partiti riguardanti gli ordinamenti della scuola secondaria superiore il pur dimissionario e uscente governo Draghi ha fatto una scelta ben precisa puntando sulla riforma e sul rilancio dell’istruzione tecnica e professionale nel quadro dell’attuazione del PNRR scuola. Ha deciso, in questo modo, di fare quel vero, importante investimento strategico su questa area di studi secondari che nessun governo precedente aveva fatto dopo gli anni Sessanta-Settanta dello scorso secolo, con la parziale e fragile eccezione del secondo governo Prodi (2006-2008). La riforma Moratti (legge 53/2003), che pure aveva formalmente promosso gli istituti tecnici al rango di “licei”, li aveva di fatto svalutati perché non ne aveva fatto (disattendendo le indicazioni della commissione Bottani e di altri esperti anche interni al Ministero) una vera e solida alternativa agli stessi licei, facendone visibilmente una “seconda scelta”.
Ora sembra che il vento sia cambiato, stando almeno a quanto deciso dal Consiglio dei ministri dello scorso 16 settembre, che prevede quanto segue:
 
– la ridefinizione e l’aggiornamento degli indirizzi per rafforzare le competenze linguistiche e STEM e connetterli maggiormente al tessuto socioeconomico di riferimento nel quadro di “Industria 4.0”;
– maggiore continuità tra l’istruzione tecnica e quella terziaria (compresa ITS Academy), riconoscendo crediti formativi universitari ai tirocini svolti dagli studenti durante il quinto anno di studi;
– la realizzazione di “Patti educativi 4.0”, per far sì che istituti tecnici e professionali, imprese, enti di formazione accreditati dalle Regioni, ITS Academy, università e centri di ricerca possano condividere risorse professionali, logistiche e strumentali; 
– la strutturazione di un piano formativo mirato per i docenti degli istituti tecnici, coerentemente con le specificità dei contesti territoriali;
– l’erogazione diretta da parte dei Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) di percorsi di istruzione tecnica non in rete con le istituzioni scolastiche di secondo grado o non adeguatamente sufficienti rispetto alle richieste dell’utenza e del territorio;
– il riconoscimento di certificazioni che attestino le competenze delle studentesse e degli studenti dopo il primo biennio e dopo il secondo biennio, in corrispondenza con il secondo e il terzo livello del Quadro europeo delle qualifiche.
 
Per gli istituti professionali è inoltre prevista la definizione di misure di supporto allo sviluppo di processi di internazionalizzazione degli istituti per realizzare lo spazio europeo dell’istruzione.
 
La riforma degli Istituti professionali punta in particolare a rafforzare il raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni, in coerenza con gli obiettivi di innovazione, sostenibilità ambientale e competitività previsti dal PNRR (come ha sottolineato il coordinatore del Nucleo PNRR Stato-Regioni Gianni Bocchieri intervenendo all’incontro promosso dalla Lega a Firenze lo scorso 12 settembre), anche attraverso l’aggiornamento da parte delle istituzioni scolastiche del Progetto formativo individuale. Il provvedimento prevede che il Ministero dell’Istruzione emani linee guida per semplificare le procedure amministrative per il passaggio dagli istituti professionali agli Iefp (Istruzione e Formazione Professionale).
 
Viene istituto, infine, presso il MI l’Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale. Sarà composto da 15 esperti del segmento formativo, con incarico annuale, che avranno funzioni consultive e di proposta per il miglioramento del settore.
Si possono discutere (e migliorare) i contenuti, le soluzioni identificate, ma non c’è dubbio che per l’istruzione tecnica e professionale si tratta potenzialmente di una svolta di portata epocale. Per una verifica occorre però attendere le decisioni del prossimo governo.

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