Per la scuola l’ennesima riforma o un piano di rinnovamento?

Riforma Moratti da abrogare o da modificare? In realtà il problema potrebbe non porsi per niente, qualora la Casa delle libertà dovesse ripetere il successo elettorale del 2001, anche perché il premier Berlusconi continua a citarla in tutte le occasioni come uno dei fiori all’occhiello di questa legislatura.
Del resto è giusto che nel centrosinistra ci si interroghi su come procedere in caso di cambio di maggioranza, anche per offrire agli elettori una prospettiva chiara. Ma non si è certo giunti per ora a una posizione univoca.
Il candidato premier Romano Prodi, intervenendo a “Radio anch’io“, ha sottolineato che non c’è la volontà di “cambiare assolutamente tutte” le norme varate dal centrodestra, spiegando, ad esempio, che “un insegnante non può trovarsi continuamente di fronte a un nuovo quadro della scuola”. E allora?
Una cosa sembra chiara: il nostro sistema educativo non ha bisogno di una continua rivoluzione normativa, ma di azioni che incidano sull’organizzazione, sui comportamenti, sugli strumenti, sui processi, sulla cultura. Non una nuova riforma, ma un grande piano di rinnovamento da lanciare.
Non può sfuggire che in due legislature poco o niente è cambiato per la scuola. Si registra soltanto un azzeramento della riforma prevista dalla legge sui cicli scolastici ed un tentativo di cambiamento in corso che dopo quattro anni di governo del centrodestra sembra fallito per l’incapacità di creare nelle istituzioni scolastiche le condizioni favorevoli alla presa di coscienza della necessità di una ridefinizione del sistema scolastico. La conseguenza più evidente è la demotivazione e la marginalizzazione dei docenti, degli studenti, dei genitori e soprattutto la perdita di incisività di un’istituzione considerata estranea alle responsabilità degli “utenti”.
Insomma, l’attenzione fino ad oggi è stata centrata quasi esclusivamente sulla definizione formale del processo attuativo, tralasciando di sviluppare i processi di governance amministrativa e territoriale per garantire l’unitarietà e l’efficienza del sistema nel suo complesso.