Pediatra a 6 anni? I genitori dell’Age dicono no

Un’azione di corto respiro: riduzione di spesa ora, incremento nel tempo della spesa per il Servizio sanitario nazionale. Ma, soprattutto, spesa immediata per le famiglie e riduzione complessiva della qualità della cura nel nostro Paese“. Sono le prime reazioni dei genitori Age alla bozza di Riordino delle Cure primarie del ministro della Salute, da elaborare con la Conferenza Stato/Regioni, che pare contenga la proposta di abbandonare il medico dei bambini per quello degli adulti appena si compiono sette anni. Fra le motivazioni addotte ci sarebbe la carenza di professionisti, in particolare proprio dei pediatri. Inoltre il rimborso pubblico per ciascun assistito, si sostiene, è più alto nel caso dei pediatri rispetto ai medici di medicina generale.
 
L’Age, proprio in quanto associazione di genitori, esprime la propria contrarietà, riportando considerazioni pervenute dalla nostra rete territoriale – afferma il presidente nazionale Davide Guarneri, dopo aver effettuato un sondaggio tra le realtà locali –. La proposta, a nostro parere, è solo in apparenza un risparmio: i bambini avranno comunque diritto a un medico di base, e comunque la presenza diffusa di pediatri, in termini di prevenzione, comporta un risparmio maggiore dei costi sostenuti. Avere meno pediatri significa infatti più ospedalizzazione“. Spesso i medici di base, già oggi accade con la guardia medica festiva, rinviano al Pronto Soccorso e/o agli specialisti: maggiore spesa per il sistema sanitario e, in alcune situazioni, aggravio di spesa per le famiglie stesse, alla ricerca del medico “a pagamento”.
 
L’Age fa notare, per bocca del proprio presidente nazionale, anche un’altra questione qualitativa: “Da molti anni la preparazione del medico di base non include specifiche competenze in area pediatrica: com’è possibile, in breve tempo, colmare questa lacuna? Il pediatra di base, inoltre, stipula una sorta di “alleanza educativacon i genitori: è il pediatra di famiglia (in genere assiste tutti i fratelli) e quindi contribuisce, in quanto operatore sanitario a largo spettro con le sue competenze, anche a un benessere globale e di prevenzione per il bambino stesso, riducendo rischi che si potrebbero manifestare negli anni successivi, e riducendo anche ansie e traumi degli adulti. Ogni conoscenza sanitaria ben acquisita da mamma e papà sarà poi ben spesa per i figli e in ambito sociale“.
 
Per questo l’Age ritiene l’operazione prevista un’azione di corto respiro. E aggiunge: “La professionalità dei pediatri di base dovrebbe essere maggiormente diffusa, anche nelle aree in cui non è ancora presente, e dovrebbe riguardare anche la fascia d’età adolescenziale: ancora una volta si fa cassa partendo dai più deboli?