Docenti di sostegno e continuità, AGe: ‘Incomprensibile il rischio di clientelismo’

Chi viene prima? L’insegnante o il bambino? E se il bambino è portatore di handicap, a chi va la priorità? Al bambino, risponderemmo tutti in coro, ma non sempre è così. Anzi, non lo è senz’altro quando si tratta di cattedre di sostegno. Perché se ogni alunno ha interesse a che i propri insegnanti rimangano gli stessi per assicurare loro la “continuità del diritto alla studio“, questo vale a maggior ragione per gli alunni con disabilità e i loro insegnanti di sostegno (comma 181, c2), Legge 107/2015). Anzi in questo caso si deve parlare proprio di diritto.

Non meraviglia che i sindacati degli insegnanti abbiano fatto fronte comune contro la proposta del ministro Valditara di confermare i docenti a tempo determinato sulle cattedre di sostegno, qualora le famiglie lo richiedano – commenta Claudia Di Pasquale, presidente dell’Associazione Italiana Genitori A.Ge. – Questo va infatti contro un’inveterata prassi di punteggi e graduatorie, la quale senza dubbio è un ottimo metodo in mancanza di altri strumenti di valutazione, ma che nel caso specifico dovrebbe cedere il passo nei confronti del benessere degli alunni portatori di handicap”.

Una norma che tutela i bisogni dei più fragili è buona al di là di qualsiasi altra valutazione, per cui l’Associazione Italiana Genitori AGe, facendosi carico delle esigenze degli allievi e delle aspettative dei genitori, evidenzia nella proposta del Ministro i seguenti aspetti positivi:
1) tende ad assicurare la continuità del diritto allo studio degli allievi per la durata di tre anni consecutivi, invece dell’abituale “carosello annuale dei supplenti” che, soprattutto al Nord, si perpetua da decenni;
2) valorizza il parere dei genitori in relazione alla qualità del sostegno ricevuto dalla scuola, un parere che da tempo dovrebbe essere richiesto dalle scuole in base alle normative vigenti;
3) può indurre nel triennio il supplente ad approfondire le proprie competenze pedagogiche e formative  in relazione alla specifica disabilità dell’allievo.
 
Risulta incomprensibile come in casi del genere si possano paventare rischi di clientelismo – prosegue la Presidente AGe – Se c’è qualcuno che sa per certo cosa è meglio per il proprio figlio sono proprio i genitori. Difficile credere che qualsiasi genitore, soprattutto se di un alunno portatore di handicap, consentirebbe di affidare il proprio figlio a qualcuno in cui non ha fiducia per mero ‘clientelismo’. Anzi, quello di consultare i genitori dovrebbe diventare un vero e proprio criterio di valutazione, almeno per il sostegno. Noi siamo senz’altro a favore di qualsiasi soluzione che tuteli il diritto del bambino a essere educato con continuità, perché ne va del suo benessere”.

L’A.Ge. conferma la propria fiducia nei genitori, primi educatori dei figli, consapevoli nel contempo di aver bisogno di insegnanti preparati e aperti a un dialogo e a una collaborazione indispensabili per valorizzare ogni capacità e abilità di ogni figlio/allievo.

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