Parte tra molte incertezze il primo anno della riforma/2
Come è noto, del piano programmatico di investimento si sono perse le tracce dopo l’approvazione preliminare nel Consiglio dei Ministri del 13 settembre 2003, e sembra tra l’altro che ciò sia stato il motivo determinante del mancato esame da parte della conferenza unificata nella seduta del 29 luglio scorso degli schemi dei decreti delegati relativi al diritto-dovere e all’alternanza scuola lavoro.
A questo punto per la riforma Moratti la Finanziaria 2005 rappresenta una sorta di “ultima chiamata”: se neanche la manovra in preparazione prevedesse le ingenti risorse necessarie, resterebbe la sola Finanziaria “pre-elettorale” per il 2006. Figuriamoci. Né certo gioverebbe alla credibilità del progetto di riforma che i restanti decreti attuativi attesi entro aprile 2005 siano emanati senza il previo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie.
La più grande incertezza che accompagna l’avvio di riforma è comunque il suo destino nel caso di cambio di maggioranza. Molti esponenti dell’opposizione, contrariamente a quando dichiarato recentemente da Rutelli e ancor prima da D’Alema, pretenderebbero in caso di cambio di maggioranza la cancellazione della riforma Moratti.
Si è di fronte ad una grande, concreta questione per il Paese, la cui soluzione passa attraverso una consapevolezza: l’ammodernamento del sistema scolastico non può essere fatto con riforme di legislatura. Una cosa sembra chiara: senza un recupero da parte delle forze politiche di ampi spazi di condivisione, non ci sarà modernizzazione della scuola.
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