Parere imminente e decreto alle porte, ma "a rischio verifica"
Lo schema di decreto legislativo sulla scuola dell’infanzia e sul primo ciclo di istruzione sta ormai per concludere il suo (affannato) percorso con il parere non vincolante delle commissioni istruzione di Camera e Senato.
La Commissione di palazzo Madama, che ha programmato per il 20 e 21 gennaio anche due sedute notturne, dovrebbe formalizzare il parere nella seduta notturna del 21 gennaio, entro il termine di 60 giorni dall’assegnazione del decreto. Il previsto intervento del ministro Moratti dovrebbe assicurare fluidità al dibattito. Da quel momento, anche in caso di mancata pronuncia, il ministro potrà sottoporre all’approvazione definitiva del Consiglio dei ministri il primo decreto legislativo attuativo della riforma.
Sarebbe la fine di un calvario, per il decreto lumaca. Il 10 dicembre scorso anche la Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie locali aveva espresso il proprio parere, apportando al testo diversi emendamenti. Ma è difficile pensare che a questo punto scorrerà tutto liscio.
Altri emendamenti da parte della stessa maggioranza sono attesi in questi giorni nelle Commissioni parlamentari.
Da parte dell’opposizione, ancora non è chiaro se assumerà una posizione pregiudiziale verso il testo proposto, chiedendone un radicale cambiamento (o il ritiro) oppure un atteggiamento di confronto costruttivo per correzioni condivisibili da una parte della maggioranza (lo scenario sul decreto potrebbe cambiare alquanto).
Finita comunque la procedura consultiva, ci si interroga già sui tempi di approvazione del decreto.
Teoricamente il decreto potrebbe essere portato in approvazione già al prossimo Consiglio dei ministri (previsto per venerdì 23 gennaio). In tal caso potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella prima decade di febbraio.
Se invece sarà esaminato nella seduta del 30 (eventualità molto probabile), il decreto potrebbe trovarsi nel pieno della verifica di Governo. In tal caso, se la verifica di Governo passasse anche da viale Trastevere, nessuno sarebbe disposto a scommettere che il decreto resti immune da radicali cambiamenti.
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