Padoa Schioppa fa i conti in tasca alla dispersione

Il ministro dell’Economia ha calcolato che la dispersione scolastica nei primi quattro anni di corso dei nostri istituti superiori costa allo Stato 2 miliardi e mezzo di euro all’anno.
Padoa Schioppa, forse pensando ad una possibile manovra di tagli di organico, ha fatto questa semplice considerazione: all’inizio dell’anno, tenendo conto degli alunni iscritti, si costituiscono classi che in corso d’anno si riducono di numero in modo consistente per interruzioni formalizzate (i ritiri ufficiali da scuola) e non formalizzate (gli abbandoni veri e propri).
Sono 171 mila gli studenti che in questo modo si perdono senza che il numero delle classi (un po’ svuotate), ovviamente, venga ridotto. Una minima parte passa ad istituti privati; il resto si perde, ma comunque ha un costo per le classi costituite che li hanno inizialmente accolti.
A fine anno, tra i tanti studenti rimasti, 289 mila non vengono promossi.
E Padoa Schioppa parla nuovamente di costi inutili per questa mortalità.
Da verifiche fatte da Tuttoscuola sui dati del MPI utilizzati dallo stesso ministero dell’Economia, risulta che di quei 289 mila non promossi solamente 170 mila ritornano, da ripetenti, sui banchi di scuola, mentre la maggior parte dei 119 mila che mancano all’appello seguono i compagni “dispersi” dell’anno prima.
Con interventi mirati (quali? tutti promossi?) sulla dispersione, Padoa Schioppa ha calcolato che, oltre ad evitare i costi sociali del fenomeno, si potrebbero risparmiare almeno 10 miliardi in quattro anni. Un miraggio?