Organico di rete per il sostegno? Stabilizzare è la prima urgenza

La prima versione del testo del decreto legge sulle semplificazioni prevedeva (e forse prevede ancora dopo l’approvazione definitiva da parte del consiglio dei ministri di venerdì scorso) questa disposizione (che non brilla per immediata chiarezza) sull’organico: “L’organico dell’autonomia di cui al comma 3 è costituito da tutti i posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno.

Non è chiaro se quella stabilità triennale riferita anche ai posti di sostegno sia relativa alla scuola dove viene svolto il servizio oppure se riguardi, come novità assoluta per il settore, l’introduzione di un specifico organico di rete.

Si tratta di due situazioni nettamente diverse – organico di scuola e organico di rete – ma il problema più importante del sostegno non è attualmente questo. 

Oggi vi sono due tipologie di organico: una di diritto (a suo tempo quantificata nel 70% dei posti) e una aggiuntiva (dovrebbe essere pari al 30% dei posti). La seconda comprende docenti di sostegno non di ruolo nominati fino al termine delle attività didattiche ed è andata aumentando a scapito della prima tanto da rappresentare oggi (con tendenza all’aumento) il 35% i tutti i posti.

Questa quota dovrebbe essere stabilizzata il più possibile; quella di diritto, ridotta oggi al 65% del totale (e continuerà a diminuire), dovrebbe quindi aumentare sensibilmente (80-90% dei posti?) anche in rapporto all’andamento degli inserimenti dei disabili.

Ma c’è anche dell’altro da fare prima di stabilizzare. Oggi i posti di diritto nel sostegno – 70% per legge sceso al 65% di fatto – sono distribuiti sul territorio in modo pesantemente sperequato con situazioni ben al di sopra della media nazionale in diverse regioni del Sud e delle Isole e ben al di sotto in quelle centrali e settentrionali.

Prima di stabilizzare l’esistente, confermando limiti e sperequazioni, occorre stabilizzare e rendere più equo il sistema, sia aumentando i posti di diritto sia ridistribuendoli con criteri di effettiva perequazione come prevede la legge.