Ore piene su cattedre piene: un intreccio perverso

10 milioni di ore qua e 17 milioni di ore là non sono poche, soprattutto se non impiegate effettivamente per insegnare. A che ci riferiamo?
Se si contano le ore di 50 minuti (regolarmente) non recuperate dai professori per “cause di forza maggiore” (stimate da TuttoscuolaNEWS – vedi n.72 – in circa 10 milioni annue) e quelle (regolarmente) non impegnate in cattedra per effettivo insegnamento (calcolate dal MIUR in 17 milioni annue), nella secondaria di I e II grado ogni anno si disperdono 27 milioni di ore d’insegnamento. In gergo aziendale si chiamano “dispersioni”, e sono sintomo di inefficienza. Ecco forse perché il ministro Moratti ha preso di mira questo fenomeno.
Il ministero ha calcolato a tavolino il risparmio (perché poi nella pratica bisogna confrontarsi con le modalità di organizzazione del servizio) e lo ha tradotto in proposte per la Finanziaria 2003 (il ministro Moratti ha parlato in Parlamento di un recupero virtuale fino a 28 mila posti).
Noi ci limitiamo a sottolineare che, ridistribuendo questo patrimonio orario per attività di recupero, laboratoriale o altro, ciascuna delle 80 mila classi della scuola media potrebbe avere una novantina di ore all’anno a disposizione (in diversi istituti questo già si fa) per attività formative certe, mentre le 113 mila classi delle superiori potrebbero così contribuire positivamente a recuperare svantaggi e a coltivare eccellenze. La scuola ha bisogno di risorse e non di tagli.
La materia scotta e chiama in causa i sindacati che non possono limitarsi a una difesa passiva di situazioni pregresse, ma devono concorrere a realizzare le condizioni per un pieno utilizzo delle risorse a favore degli alunni, veri titolari del diritto d’istruzione.