Ore da sessanta minuti. La norma che non c’è

Dopo tanti annunci di rispetto della durata oraria delle lezioni, senza sconti sui 60 minuti, ci si aspettava qualche modifica delle norme legislative e contrattuali vigenti.

Il primo chiarimento avrebbe dovuto riguardare una disposizione legislativa, contenuta nell’articolo 4 del regolamento per l’autonomia delle istituzioni scolastiche (dpr 275/1999), che recita così: “le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune (tra cui) la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l’unità oraria della lezione e l’utilizzazione, nell’ambito del curricolo obbligatorio …, degli spazi orari residui.”

La disposizione è chiara: si possono organizzare unità orarie di lezione inferiori ai 60 minuti con obbligo, però, di utilizzare il tempo risparmiato.

Invece, contro ogni aspettativa, i regolamenti di riforma, pubblicati in Gazzetta Ufficiale ed entrati in vigore nei giorni scorsi, non fanno alcun riferimento alla questione dell’ora di sessanta minuti, parlando di orari annuali e settimanali, proprio come facevano i precedenti ordinamenti. E nessun richiamo a quella disposizione dell’autonomia didattica circa il vincolo di strutturare l’orario in unità orarie di 60 minuti esatti.

Silenzio assoluto nei regolamenti, forse perché i nuovi orari, quando saranno completamente a regime, avranno eliminato di fatto il problema.

L’unico accenno alla questione è contenuto nella Guida alla riforma che parla di ore effettiv i 60 minuti. Troppo poco per chiarire una materia così complessa.

Ma gli orari delle classi intermedie? Vi sono scuole che hanno preso alla lettera quell’annuncio e, anche senza un formale disposizione, hanno esteso la durata effettiva delle lezioni anche alle classi intermedie con conseguenti contraccolpi di carattere organzzativo e disagi per gli alunni.

C’è silenzio anche sulla norma contrattuale che consente ai professori di avere lo sconto orario sulle prestazioni, mantenendo intatta la retribuzione come quella dei colleghi che le 18 ore settimanali le fanno tutte per intero o recuperano le ore non prestate. Non potevano essere i regolamenti a parlare di questa eventuale modifica, ma l’assenza di segnali tanto sul versante legislativo che su quello contrattuale non aiutano a capire cosa si dovrà fare a settembre.