Ocse Pisa: alcune ragioni strutturali dei mediocri risultati degli studenti italiani
L’indagine TALIS 2018 (Teaching and Learning International Survey), condotta dall’OCSE su 260mila insegnanti di 15mila scuole in 48 Paesi del mondo, ha confermato lo stretto rapporto che intercorre tra la qualità dell’insegnamento e la qualità dei risultati che gli studenti raggiungono nei diversi sistemi scolastici.
Ripetuta ogni cinque anni, l’indagine TALIS ha come obiettivo principale quello di raccogliere informazioni, comparabili a livello internazionale, rilevanti per lo sviluppo e per l’attuazione di politiche incentrate sui dirigenti scolastici e sugli insegnanti.
I risultati di TALIS 2018 sono raccolti in due volumi. Il primo è stato pubblicato nello scorso mese di giugno, e ha riguardato l’analisi delle conoscenze e delle competenze degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. Il secondo volume sarà pubblicato all’inizio del 2020 e si concentrerà sulle opportunità di carriera, sulla cultura collaborativa e sulla responsabilità e autonomia dei docenti.
Per quanto riguarda l’Italia TALIS ha somministrato il questionario a un campione casuale rappresentativo di 4.000 insegnanti e dirigenti scolastici di 200 scuole secondarie di primo grado.
Alcuni dati relativi ai docenti italiani di scuola media, posti a confronto con quelli della media OCSE, spiegano bene quali sono le ragioni strutturali dei mediocri risultati poi conseguiti dai nostri studenti quindicenni in PISA.
In Italia gli insegnanti hanno in media 49 anni (44 nei Paesi OCSE) e il 48% degli insegnanti ha più di 50 anni (media OCSE 34%). I dirigenti scolastici hanno in media 56 anni (52 è la media OCSE) e il 32% dei dirigenti scolastici in Italia ha 60 anni e più, rispetto al 20% della media OCSE. In Italia il 69% dei dirigenti scolastici è donna, contro il 78% degli insegnanti (medie OCSE: 47% e 68%).
In Italia, il 35% degli insegnanti lavora in scuole dove almeno il 10% degli studenti ha un background migratorio (media OCSE 17%).
Durante la formazione iniziale il 64% degli insegnanti in Italia dichiara di essere stato istruito sui contenuti delle materie, sulla pedagogia e sulla pratica in classe (media OCSE 79%). Il 25% degli insegnanti italiani dichiara di aver partecipato a qualche attività di inserimento formale o informale al momento del reclutamento nella scuola, rispetto al 42% degli insegnanti dei Paesi OCSE.
In Italia il 47% degli insegnanti fa utilizzare “frequentemente” o “sempre” agli studenti le tecnologie per progetti o lavori in classe, dato inferiore alla media dei paesi OCSE che partecipano a TALIS (53%).
Infine il 31% dei dirigenti scolastici italiani riferisce che l’erogazione di un’istruzione di qualità nella propria scuola è ostacolata da una carenza o inadeguatezza della tecnologia digitale per l’istruzione (rispetto al 25% della media OCSE).
Con queste premesse non c’è da stupirsi se i risultati degli studenti italiani in PISA 2018 si sono collocati, per la lettura e per le scienze, nettamente al di sotto di quelli mediamente raggiunti nell’area OCSE, e solo faticosamente allineati per la matematica. Quella che risulta carente in maniera vistosa è in primo luogo la formazione dei docenti in servizio, altrove obbligatoria.
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