Scuola occupata: quando la maggioranza contraria non si organizza

È qui la festa? Anzi, sono qui i festini?

Non lasciano molto spazio all’immaginazione le notizie riportate e documentate da “Il Messaggero” sull’occupazione di studenti del Liceo Virgilio di Roma in atto da una settimana, dopo aver forzato gli ingressi domenica sera.

La settimana precedente c’era stato un crollo parziale del tetto, fortunatamente senza gravi conseguenze e senza pericolo immediato per gli studenti.

Il Virgilio ha una lunga “tradizione” di occupazioni e un gruppo di studenti non poteva lasciarsi scappare l’occasione di occupare, anche se capitata piuttosto in anticipo rispetto alle tradizionali occupazioni di metà novembre che puntualmente si ravvivano ogni anno in tante scuole italiane.

Occupazione per dibattere sulla sicurezza? Mah! Forse.

Una cosa comunque è certa: grazie all’occupazione, non è stato possibile nemmeno avviare i primi lavori di emergenza per mettere in sicurezza la parte lesionata: una contraddizione clamorosa rispetto all’obiettivo voluto dell’occupazione.

Stando agli ampi servizi condotti dai giornalisti del quotidiano romano, oltre a qualche lezione alternativa sul Kurdistan (?), vi sono “porte aperte a droga e alcool, accompagnati da fumogeni da stadio con qualche esibizione di ragazze che camminavano sui tetti”. Passatempo preferito il lancio di seggiole.

“Una decina le aule trasformate in ostelli, dove di notte si appartano ragazzi e ragazze per quei momenti di intimità che contraddistinguono queste giornate di anti-scuola. Gli occupanti sono guidati, tra l’altro, da ex-studenti”.

La dirigente scolastica che aveva subito denunciato la violazione della scuola, visto il protrarsi dell’occupazione con rischio per la sicurezza e la lesione del diritto allo studio, ha richiesto lo sgombero dell’edificio.

Nei servizi giornalistici sono riportati altri particolari sconfortanti, ma colpisce il dato degli occupanti: 150 su oltre mille, meno del 15% della popolazione scolastica di quella scuola.

La maggioranza delle famiglie, cioè quasi 800, il restante 85%, cosa ha fatto?

Singoli genitori hanno inviato mail di protesta alle autorità scolastiche, singoli genitori hanno dichiarato l’intenzione di trasferire i figli ad altra scuola…. Singole, sparute prese di posizione che non hanno scalfito la protervia degli occupanti.

Perché quella stragrande maggioranza di genitori, i cui figli hanno subito una pesante violazione del diritto allo studio, non si è riunita con i propri ragazzi in una manifestazione civile davanti alla scuola occupata per dimostrare alla minoranza prevaricatrice l’arbitrarietà del suo agire?

La non azione e il silenzio di chi subisce sono spesso la forza non democratica delle minoranze.