Obiettivi di Lisbona 2010 per l’istruzione: l’Italia arranca

A quale punto si trova l’Italia rispetto agli obiettivi di maggiore qualità del servizio di istruzione che erano stati fissati nel 2000 a Lisbona dalla Commissione europea per il 2010?

Nell’ultimo rapporto intermedio verso il 2010, curato dalla Direzione Generale dell’Educazione e Cultura della Commissione Europea, è stato registrato, per ciascun Paese, lo stato di avanzamento (o di regressione) per i principali obiettivi fissati, rilevando il percorso compiuto dal 2000 al 2007. Ebbene l’Italia non è sistemata molto bene, ed è una magra consolazione vedere che spesso è in buona (o cattiva) compagnia. Quasi sempre, tra i 27 Paesi dell’Unione censiti, l’Italia è nelle parti basse della classifica, fatti salvi due casi (l’implemento dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; e la diffusione dei servizi per l’infanzia) tra gli otto indicatori rilevati.

Per capirne di più, occorre fare un passo indietro e tornare al marzo del 2000, quando a Lisbona la Commissione Europea fissò una serie di obiettivi per lo sviluppo fondata sulla valorizzazione del capitale umano, “al fine di sostenere l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza”. L’Unione si prefissava, con un po’ di ambizione, un nuovo obiettivo strategico per il nuovo decennio: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.