Riduzione di organico. Sul decremento demografico incombe un nuovo flusso migratorio

A legge di conversione del DL 36 già definita dal Senato, continua a far discutere il taglio all’organico docenti, soprattutto per il fatto che servirebbe a finanziare l’una tantum per premiare gli insegnanti che si distingueranno nella formazione incentivata. Ma all’ultimo momento il taglio di organico è stato scongiurato, anche se resta la prossima incidenza determinata del decremento demografico.

In proposito resta comunque qualche dubbio su taluni numeri esposti dal ministero.

Di fronte al taglio calcolato in 10 mila cattedre in tre anni il ministro Bianchi, alcuni giorni fa, si è difeso contrattaccando: “tra il 2021 e il 2031 perderemo un milione e 400mila bambini, cioè la caduta demografica arriva a un punto di emergenza nazionale. Il rischio è che in molti parti del nostro Paese non si riusciranno a fare le prime”.

Occorre un “profondo ripensamento. – aveva continuato il Ministro – E quindi il taglio delle 10mila cattedre previsto dal 2027 è una riduzione molto contenuta rispetto a quella che sarebbe la caduta dei nostri docenti: 130mila se dovessimo seguire l’andamento demografico. Invece abbiamo scelto di tenere tutte le risorse nella scuola. Il governo sta facendo la scelta importante di mantenere fino al 2026 tutti i docenti e poi continuare a mantenere tutte le risorse al suo interno per poter trasformare la scuola di un Paese che perde i bambini”.

Probabilmente il ministro, nella foga della sua autodifesa, potrebbe avere sparato qualche cifra in libertà. Il paventato taglio di 130 mila cattedre, considerando la media attuale di 12 alunni per docente, corrisponderebbe ad una popolazione scolastica di circa 1.560.000 alunni, un po’ di più di quel calo di un milione e 400 mila studenti che avverrebbe per effetto del decremento demografico di alunni.

Rifacciamo i conti, partendo dal fondo, cioè dal calo demografico di un milione e 400 studenti. Ad un rapporto medio di 12 alunni per docente, corrispondono circa 117 mila cattedre, una quantità un po’ inferiore alle 130 mila stimate dal ministro.

In questa girandola di dati teorici – calcolati dagli esperti ministeriali a tavolino – che la scuola registrerebbe a cominciare dal 2026 in poi, sembra tuttavia non essere minimamente considerato il possibile scenario alternativo (e forse non virtuale) di enormi flussi migratori indotti dagli effetti della guerra con milioni di persone dei Paesi africani e mediorientali che si riverserebbero soprattutto nell’area del Mediterraneo, in quantità notevolmente maggiore dei flussi migratori che dalla fine degli anni ’90 hanno determinato un incremento crescente di migliaia di alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole.

Per anni la presenza di alunni stranieri ha compensato il calo di alunni italiani.

In uno scenario stravolto dalle conseguenze della guerra attuale, potrebbe risultare notevolmente modificata anche la situazione degli organici dei prossimi anni.

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