Obbligo scolastico a 3 anni, non sarà troppo?

Non sappiamo se la proposta del segretario della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, di rendere gradualmente obbligatoria la scuola dell’infanzia per tutti i tre anni della sua durata sia motivata da ragioni sociali (sostegno all’occupazione femminile) o da motivi occupazionali (l’obbligo renderebbe necessaria l’istituzione di almeno 8 mila nuove sezioni con un’integrazione di organico pari a circa 16 mila posti), oppure da entrambe le ragioni.

Certo è che la proposta presentata dal segretario generale della Flc-Cgil a Bologna in occasione della adesione al referendum contro il finanziamento pubblico alle scuole private, non può non suscitare alcune perplessità.

Un conto è parlare di generalizzazione del servizio di scuola dell’infanzia, un altro conto è proporre che, comunque, tutti i bambini, anche quelli di tre anni siano obbligati ad andare a scuola. L’obbligo a tre anni sembra eccessivo.

Nella recente campagna elettorale l’obbligo, in qualche modo, ha sfiorato la scuola dell’infanzia.  

È avvenuto con il programma del PDL che, tra i suoi obiettivi di riforma, ha incluso quello di anticipare l’obbligo scolastico (cioè il primo anno di scuola primaria) a 5 anni, anziché a sei come avviene oggi.

È avvenuto anche per il PD, dove la responsabile scuola, Francesca Puglisi, ha proposto, a nome del partito, di rendere obbligatoria la frequenza dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia.

Ci sembra che la strada giusta sia quella di parlare di generalizzazione del servizio scuola dell’infanzia (come peraltro ha detto lo stesso Pantaleo) e di qualificazione professionale del personale docente.