Nuovo sistema di valutazione: pregi e criticità

La strategia del Governo per valutare la scuola sotto la lente di uno dei precursori italiani della valutazione di sistema, che ha organizzato l’unico modello di valutazione del sistema di istruzione finora esistente nel nostro paese, quello della provincia di Trento. Giorgio Allulli analizza i punti di forza e gli aspetti problematici del decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri

Lo schema di regolamento sul sistema nazionale di valutazione della scuola predisposto dal Ministero dell’Istruzione delinea finalmente una strategia per la valutazione della scuola italiana, che vada oltre la mera somministrazione di prove di apprendimento. I test Invalsi forniscono utili ed importanti informazioni sui risultati raggiunti dalle scuole, ma occorre andare oltre la fotografia che viene scattata ogni anno per interpretare i risultati alla luce dei diversi contesti di riferimento, e soprattutto utilizzarli per avviare delle azioni di miglioramento della qualità dell’offerta formativa, individuandone gli aspetti di forza e di debolezza, così da valorizzare i primi e risolvere i secondi.

La maggior parte dei Paesi europei, tra cui Inghilterra, Olanda, Germania, Austria, Repubblica Ceca, ha regolarmente introdotto attività di autovalutazione e di valutazione esterna delle scuole che hanno permesso di rafforzare la consapevolezza di presidi e docenti sui problemi da affrontare. Anche il Parlamento ed il Consiglio Europeo hanno formulato una Raccomandazione agli Stati membri perché venga garantita la qualità dell’istruzione e della formazione professionale, per mezzo della valutazione e perseguendo il miglioramento continuo. Il nostro Paese, nonostante siano passati oltre venti anni da quando l’allora Ministro per la Pubblica Istruzione Mattarella espresse la necessità di istituire un servizio di valutazione della scuola italiana, è tra i pochi che ancora non si sono mossi in questa direzione.

Lo schema di Regolamento preparato dal MIUR propone una strategia di sistema che si basa, come le più valide iniziative internazionali e la metodologia già sperimentata dal Comitato di valutazione di Trento, sull’intreccio tra autovalutazione di istituto e valutazione esterna. L’autovalutazione non si baserà solo sui risultati dei test ma anche sugli indicatori forniti dal Ministero dell’Istruzione; la valutazione esterna si baserà su visite alle scuole, condotte da Ispettori ed esperti esterni e si concentrerà sulle situazioni più a rischio; il fine dell’una e dell’altra non sarà la distribuzione di premi e punizioni, ma il miglioramento della qualità del servizio. Il sistema sarà coordinato dall’Invalsi, che dovrà predisporre una rapporto annuale, e potrà contare anche sul contingente ispettivo, per quanto riguarda le visite alle scuole, e sull’Indire, per quanto riguarda il supporto alle iniziative di miglioramento delle scuole..

Lo schema di regolamento presenta dunque alcuni aspetti di notevole interesse, tra cui: il raccordo funzionale tra i diversi organismi (Invalsi, Indire, Ispettori), che dovranno interagire sulla base di ruoli chiaramente definiti, e l’integrazione tra analisi quantitativa e qualitativa e tra i diversi strumenti (test ed indicatori).

Non mancano però alcuni aspetti problematici del provvedimento, ed è opportuno segnalarli per favorire una riflessione volta a migliorarlo.

Il primo aspetto riguarda il finanziamento della valutazione esterna, che secondo il provvedimento ministeriale dovrebbe essere caricato sulle certo non robuste risorse dell’Invalsi; purtroppo l’attuazione delle visite di valutazione esterna ha i suoi costi, e questi andrebbero adeguatamente previsti.

Il secondo aspetto problematico riguarda la commistione tra l’autovalutazione della scuola e la valutazione dei dirigenti scolastici. Secondo il Regolamento, infatti, i dati dell’autovalutazione saranno utilizzati anche per valutare i presidi; tuttavia è evidente che questo metterebbe a rischio la schiettezza dell’attività di autovalutazione, che inevitabilmente tenderebbe a valorizzare soprattutto gli aspetti positivi della scuola ed a mettere in ombra quelli negativi.

Terzo, il Regolamento prevede che la valutazione esterna riguardi prioritariamente gli istituti in difficoltà. Questo approccio, comprensibile alla luce della necessità di focalizzare gli sforzi sulle situazioni maggiormente problematiche, rischia tuttavia di gettare uno stigma negativo sulle scuole che verranno soggette a tale procedura.

Questi sono i nodi principali del provvedimento, ai quali si affiancano alcune questioni che dovranno essere affrontate nel corso dell’implementazione del sistema, quali il necessario rafforzamento dell’informazione statistica, il sostegno metodologico all’autovalutazione delle scuole, il rapporto con le amministrazioni regionali titolari dell’Istruzione e formazione professionale, le risorse, finanziarie ed umane, a disposizione dell’Indire per sostenere le scuole sul territorio.

Il provvedimento dovrà ora cominciare il lungo cammino delle successive verifiche nelle diverse sedi istituzionali; data la sua rilevanza resta da augurarsi che il percorso avviato arrivi rapidamente e fruttuosamente a conclusione per consentire anche al nostro Paese di dotarsi di un valido sistema di valutazione del sistema scolastico.