Nuove misure Covid, dirigenti allo stremo: le prime ore con le nuove regole per le scuole

di Anna Maria De Luca
Dirigenti scolastici e nuove regole Covid: tutto da rifare, di domenica. Cercare di contattare le famiglie che non riuscivano ad accedere al sito internet della scuola per far arrivare loro il messaggio che i figli in quarantena avrebbero dovuto rientrare in classe da lunedì, 7 febbraio: alla luce delle nuove disposizioni contenute nell’art.6 del decreto – legge 4 febbraio 2022 n 5 le misure già disposte dalle scuole ai sensi della previgente normativa sono ridefinite. E poi ancora: contattare le Asp (di domenica) per verificare se la comunicazione di rientro in classe debba essere preceduta da una comunicazione da parte loro, cercare di riorientare centinaia di docenti tra le nuove regole che restano diversificate per ordini di scuola (il periodo di quarantena di cinque giorni ora si applica anche ai soggetti che, alla data di entrata in vigore del nuovo decreto – legge, il 5 febbraio, siano già sottoposti a tale misura senza che questa sia ancora cessata, ovvero che si trovino in quarantena da almeno 5 giorni). Tutto questo gestendo, nel caso dei  comprensivi, plessi che funzionano secondo diverse regole. Più. ovviamente, la cosiddetta “ordinarietà” e continuando a seguire le segnalazioni di positività di alunni e docenti che arrivano a qualunque ora del giorno e delle notte e che rimettono in discussione tutta la complessa architettura che si sa cercando di mettere in piedi. Senza contare la partita del rimborso dei tamponi non ancora chiara, e delle mascherine da acquistare. Le nuove regole infatti richiedono cospicui acquisti di FFP2, con metodo di attestazione delle esigenze da parte del dirigente scolastico, che probabilmente dovrà diventare anche profeta nel prevedere quanti studenti potrebbero averne bisogno. Inoltre suscita qualche perplessità la metodologia con prezzo apparentemente calmierato e acquisto presso le farmacie.
 
Commenta il dirigente scolastico, Francesco Rovida: “Una osservazione di metodo: annunciare in conferenza stampa e fare slide ‘ufficiali’, in assenza del testo del Decreto e della sua pubblicazione è una scelta che dà in pasto elementi all’opinione pubblica, in assenza di una vera possibilità di azione da parte dei dirigenti (questo suscita attese immediate che non sono però immediatamente realizzabili)
 
Ci scrive una dirigente scolastica: “Mi alzo ogni mattina e penso alla insostenibilità del mio lavoro e di quello di parte del personale che gestisco. Ho proceduralizzato la gestione dei casi di positività nel mio Istituto, mi avvalgo di referenti covid che hanno imparato a fornire risposte tempestive alle varie situazioni che via via si vanno a creare. Ho previsto per loro in contrattazione un incentivo; spero non sappiano fare i conti, altrimenti scopriranno a fine anno di aver lavorato per meno di un euro l’ora. Non faccio in tempo a comunicare a chi di dovere informazioni aggiornate in materia di gestione dei casi di positività, che il giorno dopo sono già superate. Lavoro con una segreteria formata da un DSGA facente funzione, un amministrativo di ruolo, un addetto alla didattica che proviene dai ruoli dei collaboratori scolastici  e due amministrativi che coprono un posto a tempo determinato (uno dei quali senza esperienza nel settore); ci sono stati giorni in cui in segreteria amministrativa ha lavorato solo il DSGA perché i due addetti erano a casa in quanto positivi. Nulla ci viene risparmiato; monitoraggi continui, scadenze impellenti, iscrizioni, organico, esami di stato, prove invalsi… Tutto da gestire come se fossimo in una situazione di normalità e  con l’aiuto di docenti ultracinquantenni che mettono a disposizione ore e ore di lavoro extra per svolgere attività che necessitano di competenze che spesso acquisiscono sul campo. Credo davvero sia arrivato il momento di riflettere sulla necessità di istituire nella scuola figure organizzative intermedie, non necessariamente provenienti dal ruolo dei docenti, alle quali affidare compiti e funzioni  specifici. Non è vero (come risulta nell’immaginario collettivo) che i docenti lavorano 18 ore alla settimana e hanno 3 mesi di ferie. Molti di noi nella scuola stiamo dormendo 18 ore a settimana e molti dirigenti hanno consumato solo 3 giorni di ferie lo scorso anno per realizzare gli obiettivi che si erano prefissati. Quanto potrà durare tutto questo senza che non ci siano effetti devastanti nelle future generazioni? Non bastano finanziamenti aggiuntivi perché una organizzazione possa produrre risultati, sono necessari investimenti in  personale in quantità e qualità tali da garantire questi ultimi”.
 
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