Non lasciare i bambini soli davanti alle loro emozioni

Come in altre occasioni di tragedie immani che colpiscono città e intere popolazioni, i giovani e i bambini non sono soltanto  vittime anch’essi come altri di sofferenze e di dolore, ma sono anche vittime indifese dell’informazione e dei bombardamenti di immagini sulle devastazioni.

Vittime indifese sono prima di tutti i bambini abruzzesi, più vicini alla tragedia, ma sono a rischio anche milioni di altri bambini che assistono dai piccoli schermi alle dirette televisive che in questi giorni hanno inondato le case degli italiani.

I bambini non vanno lasciati soli davanti all’informazione perché, non padroneggiando le conoscenze e il contesto, spesso danno interpretazioni deformate della realtà e soprattutto delle cause dei fenomeni e delle loro conseguenze. Gli adulti, genitori e insegnanti, debbono spiegare e far capire l’evento in modo semplice, possibilmente non soffermandosi eccessivamente sugli aspetti più negativi che hanno avuto come protagonisti i bambini.

Insieme all’informazione, i bambini devono ricevere rassicurazione e affetto. Non debbono sentirsi, dicono gli psicologi, soli davanti alle loro emozioni. Un clima di più intenso affetto e la presenza rassicurante degli adulti (genitori e insegnanti) possono aiutare a superare questa fase di criticità emotiva.

Le esperienze in merito ci sono venute, prima di tutto, dalla drammatica esperienza che New York ha dovuto affrontare, dopo l’attentato alle torri gemelle di Manhattan: intervenire su migliaia di bambini involontari spettatori mediatici di un dramma collettivo.

Gli interventi degli psicologi e degli insegnanti americani si sono orientati su due linee contestuali: informare e rassicurare.