Nel dibattito sul futuro della scuola media parole dure del prof. Bertagna

Il dibattito aperto da www.ilsussidiario.net sulla scuola “media”, sulla sua situazione critica e sulle prospettive di cambiamento registra la posizione del prof. Giuseppe Bertagna, stretto collaboratore del ministro Moratti nella elaborazione della riforma che porta il suo nome.

Bertagna si ferma a considerare il tentativo di superare il rapporto tra scuola elementare e scuola media affermando che “La retorica dell’identità delle due scuole ha prevalso. Cosicché tra chi ha esaltato come la «migliore al mondo» la scuola che molti si ostinano tuttora, nonostante tutto e perfino una legge (la n. 53/03), a chiamare «elementare» e chi ha rimproverato a questa scuola di non essere altro che intrattenimento socializzante, senza preparare alle «durezze» cognitive della scuola secondaria di I grado di conseguenza costretta a dequalificarsi, il risultato è stato, paradossalmente, quello di mantenere i problemi che, al contrario, andavano risolti.”

Il prof. Bertagna ripercorre criticamente i tentativi di riforma dell’ultimo decennio e ricorda l’iniziale progetto che dentro la riforma Moratti intendeva ridefinire il percorso unitario dei due tipi di scuola: “anche l’ipotesi del Gruppo Ristretto di Lavoro insediato dal ministro Moratti nel 2001 (un primo ciclo di istruzione dai 6 ai 14 anni, articolato in quattro bienni unitari che facessero progressivamente passare gli allievi da uno studio epistemologicamente primario ad uno studio secondario per maturare competenze da documentare nel portfolio personale; docente prevalente fino alla terza classe della scuola primaria e poi progressivo ampliamento del numero dei docenti, ma senza giungere ai minimo nove attuali della prima media; … pari dignità e durata dei percorsi di formazione iniziale dei docenti)”.

Quella proposta, conclude criticamente Bertagna, “ha subito, prima, con la legge n. 53/03 alcune non irrilevanti modifiche peggiorative e, dopo, è stata in pratica affossata dalle epilettoidi vicende del bipolarismo politico ossessivo degli anni 2001-2006, spalleggiato dal corporativismo dei sindacati della scuola, nonché dal «cacciavite» di Fioroni del 2006-2008″.