Nasce Lego Life, ma i nostri figli avevano davvero bisogno di un nuovo social?

In principio fu Facebook e presto fu chiara la portata innovatrice e rivoluzionaria della proposta. Condividere pensieri, riflessioni, parole di amore, ma anche di odio e violenza, con un pubblico potenzialmente sterminato, dal Canada all’Australia. Dopo il primo, e ben riuscito, tentativo di rete sociale, internet è stato letteralmente invaso da portali che ci mostrano foto (Instagram), brevi pensieri (Twitter), video e foto momentanee (Snapchat) e decine di altre possibilità. A oggi è anche possibile trovare l’anima gemella (Tinder), così come diventare delle celebrità del web (YouTube), così come fare molte altre attività.

Ultimo arrivato in ordine di tempo è Lego Life, social network del colosso danese, rivolto ai minori di 13 anni, che permette a bambini di tutto il mondo di comunicare utilizzando i celebri mattoncini.

Lego Life in poche mosse

Trattandosi di minori, molto piccoli, il primo pensiero va alla difesa e tutela della privacy e ai rischi di cyberbullismo così presenti quotidianamente nelle cronache di tutto il mondo. Per questo motivo, non sono ammesse foto, ma il primo passo per iscriversi è quello di costruire un avatar in formato lego, dal nome “Lego mini-me” utilizzando i celebri omini e abbellendoli come più si preferisce.

Una volta scelto il proprio personaggio, si dovrebbe poter mettere il proprio nome, ma questa opzione non sarà possibile. I nomi infatti saranno scelti dal social, che abbinerà tre parole a caso.

Restrizioni sono previste anche per quanto riguarda la creazione e socializzazione di foto e immagini, che verranno vagliate da un apposito team del social.

Se dunque sembra facile e immediata la possibilità d’iscrizione, le limitazioni sono, giustamente, molte e su tutti gli aspetti tipici dei social network.

Comunicare e socializzare

A questo punto siamo pronti per comunicare. I bambini potranno mostrare le foto delle loro creazioni (come dette controllate da esperti) e conoscere quelle degli altri utenti, imparando magari come si costruisce la caserma dei pompieri o della polizia. A seconda dei propri gusti i bambini potranno scegliere l’argomento che preferiscono: animali, mestieri, personaggi fantastici, con la possibilità di cambiare quando vorranno. Per evitare di essere infastiditi dal bullo di turno sono previste tastiere per commentare attraverso le emoji lego, senza lettere, ma solo con i personaggi Lego.

Serviva un altro social network, dedicato espressamente a minori? Giocare con i Lego è un piacere antico, che condividono bambini e adulti, senza età. È il piacere della domenica, in cui padri e figli montano e rimontano decine di volte la navicella spaziale o lo zoo, fatto con mattoncini colorati. Nell’epoca in cui tutto deve essere condiviso, ecco però spuntare l’ennesimo social network, che però, tra giuste restrizioni e preoccupazioni di vario tipo, rischia di essere poco fruibile e di scarso impatto sui bambini.

Meglio forse sarebbe aprire una scatola di Lego, trovare il tempo da dedicare ai nostri figli senza cellulari e social network, e giocare insieme, come si è sempre fatto. O forse no?