Napolitano/1. La Padania non c’è

 Non esiste un popolo padano”, ha seccamente affermato il Presidente della Repubblica nel corso della sua visita a Napoli della scorsa settimana.

Bene ha fatto Giorgio Napolitano a ricordare che in base alla vigente Costituzione l’Italia “è una e indivisibile (…) adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento” (art. 5), e che pertanto non è pensabile che nasca, nel Nord del Paese, una entità politico-istituzionale indipendente.

In realtà, come non è difficile comprendere se si tiene conto della storia italiana degli ultimi venti anni – da quando cioè la Lega svolge un ruolo politico nazionale – le accelerazioni ‘secessioniste’ di Umberto Bossi altro non sono che il preannuncio di una imminente (pensa il Senatur, dotato peraltro di notevole fiuto politico) campagna elettorale.

Evidentemente la Lega, partito dichiaratamente regionalista e nordista, si sta organizzando per cercare di raccogliere il massimo consenso possibile nelle Regioni settentrionali appartenenti alla fantomatica ‘Padania’, che se è inesistente sul piano geo-politico non lo è altrettanto dal punto di vista propagandistico ed elettorale.

Sia che le prossime elezioni si svolgano con il vigente sistema elettorale – l’esecrato (quasi) da tutti ‘Porcellum’, che è su base proporzionale con premio per il partito più forte – sia che torni in vigore il ‘Mattarellum’ (che è un sistema maggioritario con il 25% di proporzionale), come propongono i sostenitori del referendum abrogativo dell’attuale legge, la Lega ha interesse a fare il pieno del ‘suo’ irrequieto elettorato, critico verso l’eccessiva ‘romanizzazione’ del partito. Ma è davvero pensabile che la Lega coltivi un vero, compiuto progetto secessionista? Riteniamo di no, e per motivare il nostro scetticismo prenderemo come campo di esplorazione la politica scolastica.