Moratti o Brichetto Arnaboldi?

Davvero battaglia senza esclusione di colpi quella ingaggiata dalle opposizioni contro le riforme scolastiche e dell’università. Adesso un gruppo di Democratici di sinistra, primo firmatario l’on Luigi Borrelli, ha presentato un’interrogazione al ministro contestandole la firma.

In breve, il ministro si chiama Letizia Moratti oppure "a norma delle leggi vigenti in Italia" Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti?, e dunque dovrebbe "sanare la situazione di irregolarità amministrativa prodotta" rifirmando tutti gli atti emessi "con il vero nome" e rifacendoli pubblicare. Altrimenti resta la violazione di legge "fino a rendere nulli gli atti sottoscritti".

A sostegno delle loro affermazioni i 29 parlamentari citano l’art. 143 bis del Codice civile che recita: “La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze”. Fanno riferimento, inoltre, al terzo comma dell’Art. 89 del DPR 396 del 2000 in merito al mutamento del cognome: “In nessun caso può essere richiesta l’attribuzione di cognomi di importanza storica o comunque tali da indurre in errore circa l’appartenenza del richiedente a famiglie illustri o particolarmente note nel luogo in cui si trova l’atto di nascita del richiedente o nel luogo di sua residenza” così che – osservano i parlamentari – rimane escluso, anche in caso la signora Brichetto Arnaboldi abbia avanzato la richiesta di cambio di cognome, che possa aver ottenuto l’attribuzione del cognome Moratti in quanto sicuramente particolarmente noto.

In base alle leggi italiane “a cui certamente un ministro come un qualsiasi altro cittadino deve attenersi”, gli atti devono essere firmati – concludono quindi i firmatari dell’interrogazione – con l’indicazione del proprio nome e cognome, e per una donna sposata ciò si ottiene aggiungendo al proprio cognome quello del marito, ma mai sostituendo al proprio cognome quello, casomai particolarmente noto del marito.

“Pur non volendo sindacare la considerazione che il ministro ha del proprio cognome di nascita o della propria condizione di moglie”, poichè il comportamento del ministro potrebbe costituire una violazione di legge, i parlamentari chiedono se non sia il caso di sanare la situazione di irregolarità “firmando tutti gli atti emessi dal ministro dell’Istruzione con il vero nome e cognome del ministro e provvedendo a pubblicare nuovamente gli atti soggetti a pubblicazione”.