Moratti: il tempo pieno resta, ma la polemica continua

Il tempo pieno non sarà una specie di doposcuola o un “parcheggio per bambini”, ma conserverà la sua funzione educativa. Parola del ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. Il tempo pieno del dopo riforma, garantisce, aggiunge e non sottrae benefici offrendo in più anche la possibilità alle famiglie di scegliere percorsi formativi personalizzati. “Attualmente – ha sottolineato oggi il ministro – usufruisce del tempo pieno solo il 24% degli alunni delle scuole elementari e non la totalità. E’ pur vero, però, che noi dobbiamo preoccuparci di questo 24%, perchè le famiglie che decidono per il tempo pieno hanno le loro ragioni pedagogiche e sociali. L’articolazione del tempo pieno attuale era standard: 40 ore, di cui 30 ore obbligatorie e 10 per la mensa e il dopo mensa. Quella che noi proponiamo è sempre un’articolazione di 40 ore, di cui 27 uguali per tutti e 3 settimanali opzionali, naturalmente gratuite, per le quali le famiglie possono scegliere un percorso personalizzato per i propri figli”.

Non solo. “Un bambino, che ha per esempio un particolare talento per la musica – ha spiegato infatti Moratti – potrà approfondire queste vocazioni, oppure chi avrà lacune in matematica potrà dedicarsi allo studio di questa materia. Stesso discorso vale per le scuole medie dove il tempo pieno resta nella sua estensione massima di 40 ore, di cui 27 obbligatorie, 6 a disposizione delle famiglie e 7 per le attivita’ di mensa e dopo mensa”. E a chi obietta che le 10 ore settimanali dedicate alla mensa sono troppe il ministro ha spiegato: “Le 10 ore di mensa comprendono anche il dopo mensa con attività ricreative sotto la responsabilità dei docenti. In pratica, così come è adesso”.

E il ministro dell’Istruzione ha affrontato anche un altro nodo controverso della riforma, quello del federalismo scolastico. Un federalismo che, secondo la titolare del dicastero di viale Trastevere, non porterà alcuna disparità di trattamento tra gli alunni delle scuole delle regioni più ricche e quelli delle regioni più povere, ma l’organizzazione dei programmi sarà omogenea. “La responsabilità della qualità omogenea dei percorsi formativi e della distribuzione delle risorse – ha chiarito Moratti – dipenderà sempre dal ministero, che tra l’altro, attraverso il sistema nazionale di valutazione rafforzerà il controllo di qualità. Lasceremo però – ha continuato il ministro – una parte dell’orario didattico alle regioni per organizzare dei percorsi personalizzati, in linea con gli interessi locali e territoriali. L’unitarietà dei programmi non si tocca, ma questi si arricchiranno con approfondimenti in linea con le previsioni locali”.

Soffermandosi poi a parlare del tutor scolastico, il ministro ha spiegato che l’introduzione di questa figura nelle scuole elementari ha lo scopo di “curare la persona del bambino”, mantenendo “quanto di più positivo esiste, che è l’equipe dei docenti. “Non esiste – ha sottolineato Moratti – la figura del tutor ma è una funzione. Ogni insegnante sarà tutor”. In pratica, la stessa persona potrà, ad esempio, esercitare la funzione di tutor in una classe e in un’altra quella di semplice insegnante. “La figura del tutor – ha continuato la Moratti – svolge anche un’attività didattica, infatti, nelle prime due classi svolge un’attività di almeno 18 ore sulle 27 di classe obbligatoria. E per quanto riguarda un’eventuale retribuzione aggiuntiva la titolare del dicastero di viale Trastevere ha garantito: “Nel contratto valuteremo anche questo”.

Orgoglio del ministro è poi l’istituzione, prevista dalla riforma, di un liceo musicale da affiancare a quello artistico. Anche se, ha precisato comunque Letizia Moratti, “le ore musicali rimangono. Naturalmente, poi ci potranno essere degli approfondimenti nelle ore facoltative. Noi abbiamo previsto anche la costituzione dei licei musicali. Un indirizzo specifico per chi vorrà approfondire nel percorso superiore la parte musicale. Sarà un liceo solo per la musica e quindi non all’interno del liceo artistico”. Un’idea accolta con entusiasmo dal favorito del Festival di Sanremo 2004. “Magari avessi avuto la possibilità, quando andavo a scuola, di poter frequentare un liceo musicale: sicuramente la mia carriera scolastica sarebbe stata più lunga”. Questo il commento di Giovanni Pellino, in arte Neffa. “Un grande Paese ha bisogno di una grande scuola – spiega il cantante – e la musica, in questo momento, è purtroppo molto lontana dalla scuola. L’idea di creare un liceo musicale è una buona intenzione che spero venga attuata”.

E sulle parole della titolare dell’Istruzione insorge il centrosinistra. “Il ministro Moratti non sa di che cosa parla”, attacca la capogruppo Ds alla Commissione Istruzione, Maria Chiara Acciarini. “La leggerezza con cui affronta i temi della scuola – insiste Acciarini – lascia allibiti”. La senatrice Ds ha infatti sottolineato come il pensare che “i ragazzi facevano tutti le stesse cose”, come “ha detto Moratti oggi, è un insulto alla ricchezza e alla finalità di progetti educativi della scuola del tempo pieno”. Secondo la senatrice Acciarini, infatti, la verità è che “il tempo pieno personalizzato non è altro che un doposcuola, un parcheggio”. Per quanto riguarda “il tutor poi – ha proseguito Acciarini – è una figura che sconvolge il lavoro di equipe degli insegnanti. Quanto alle risorse, è ora di essere chiari. Il ministero di Letizia Moratti ha stanziato quest’anno per la scuola con la Finanziaria solo 90 milioni di euro, pari allo 0,1 per cento delle risorse promesse da Berlusconi, con tanto di conferenza stampa. A parte le chiacchiere mediatiche (in cui sono bravi) – ha concluso Acciarini – quando si passa ai fatti Moratti e il governo sono capaci solo di tagli e di ritorni al passato”.

Dello stesso tenore è anche l’attacco che arriva dalla Margherita. “Il ministro Moratti ha speso i fondi della legge 440 contro la dispersione scolastica per fare propaganda alla sua riforma”, afferma il responsabile cultura della Margherita, Enzo Carra che non manca di bocciare il tutor. Per quanto riguarda “le sue funzioni illustrate sfarzosamente dal ministro – insiste il deputato – c’è da tener conto che un insegnante con 18-21 ore settimanali nella stessa classe assume fatalmente la funzione di maestro unico. L’importante – sottolinea Carra – è che non si dimentichi innanzitutto un sostegno alla scuola pubblica, cosa che come al solito nelle interviste -annuncio del ministro Moratti manca del tutto”.

Stesso tono anche per i Verdi. “Il diritto allo studio per tutti è garantito dalla Costituzione, e non può essere regolato dal censo a discapito delle famiglie più povere”, sottolinea FiorelloCortiana, capogruppo del Sole che ride in commissione Istruzione del

Senato. “Serve un bonus per i libri – ha aggiunto il senatore – come quello dato dal governo dell’Ulivo, che tenga conto dei redditi delle famiglie e non della scuola di appartenenza (pubblica o privata). E siamo sicuri che l’introduzione della nuova funzione del tutor produrrà una sconquasso pedagogico-didattico e alimenterà logiche nepotistico -clientelari tra dirigenti e docenti”.

Totalmente convinti degli effetti negativi che porterà la riforma targata Moratti, i sindacati. Cgil, Cisl e Uil, insieme all’Unicobas, si preparano infatti alla manifestazione nazionale indetta per il 28 febbraio a Roma contro la riforma. La federazione sindacale dei comitati di base poi, in difesa della scuola pubblica, indice inoltre uno sciopero generale per il primo marzo. “Il nostro sindacato, infatti – spiega l’Unicobas – riprendendo l’esigenza scaturita da ampi settori della categoria, ritiene necessario ampliare i confini anche temporali della mobilitazione e rilancia quindi con l’indizione, già comunicata agli organi competenti, di uno sciopero generale della scuola per lunedì primo marzo, con presidio sotto il Ministero dell’Istruzione in Viale Trastevere a Roma, al quale si invitano tutte le organizzazioni sindacali che abbiano a cuore la scuola italiana, con le quali siamo pronti a concordare l’iniziativa”.