Monitoraggio UE: per l’istruzione l’Italia spende il 4,2% del PIL

Non è facile districarsi nella selva di dati e di statistiche che da qualche tempo vengono forniti, ormai quasi in tempo reale (almeno quelli provvisori), da vari enti e istituzioni nazionali e internazionali.

L’ultimo monitoraggio effettuato della Commissione Ue su educazione e formazione nei 28 Paesi membri dell’Unione mette a confronto i dati del 2009 con quelli del 2012, e quantifica nel 5,3% del PIL la percentuale media europea di spesa per questa voce nel 2012. L’Italia continua a collocarsi nettamente al di sotto di questa media, fermandosi al 4,2%. Ma il Rapporto ‘Education at a glance 2013‘, che però ha preso in considerazione 40 Paesi, fissa invece la media Ocse al 6,5% e il dato italiano al 4,7% del Pil.

Rispetto al 2009 comunque, stando ai dati UE, l’Italia non è la sola a registrare una decrescita: sono 16 infatti, su 28, i Paesi che hanno ridotto la spesa per l’istruzione, anche se l’Italia, insieme ad altri cinque (Cipro, Grecia, Lettonia, Portogallo e Regno Unito), lo ha fatto in misura più consistente.

Per quanto riguarda i risultati l’Italia resta molto sotto la media UE, in particolare, nella percentuale di laureati: 21,7% contro il 35,7% comunitario nel 2012, anche se sia in Italia sia in Europa il dato è leggermente migliorato rispetto al 2009. Però il tasso di impiego dei laureati è in Italia del 54,3%, a confronto del 75,7% UE e il 19% degli italiani laureati è senza lavoro, il 9% in più rispetto alla media europea.

Anche il dato sugli abbandoni scolastici conferma la distanza tra Italia e media UE: 17,6% contro il 12,7% dell’Unione a 28. “Scarsi progressi sono stati fatti soprattutto a Cipro, in Francia, Germania e Italia”, si legge nel Rapporto, “mentre in Belgio, Romania e Ungheria il tasso di abbandono scolastico è aumentato”.