Ministro in cerca di Maturità

Anche nella scorsa settimana il ministro dell’istruzione Stefania Giannini è tornata sul tema della composizione delle commissioni per l’esame di maturità, avvalorando l’ipotesi che della questione possa occuparsi l’imminente Legge di stabilità 2014 (come in passato se ne occuparono le Leggi finanziarie del 2002 e del 2007).

Questa volta però il ministro ha aggiunto una considerazione riguardante la natura dell’esame. Lo ha fatto in occasione dell’incontro ‘Puntare sull’educazione dei giovani’ alla Piazza dei mestieri di Torino: “L’esame di maturità in Italia oggi – ha detto – è un esame che sintetizza un ciclo di studi degli studenti. (…) Cerchiamo coerenza e coesione fra l’esame e il percorso scolastico“.

Occorre riconoscere che c’è coerenza tra l’idea di trasformare l’esame di maturità in una specie di scrutinio di fine ciclo, presieduto da un presidente esterno, e l’orientamento dello stesso ministro a eliminare i test di ammissione all’università (con connessa grana del ‘peso’ del voto di maturità nella graduatoria finale). In questo modo si distinguerebbero meglio le reciproche responsabilità: quella del sistema scolastico nel formare e valutare i propri alunni e quella dell’università nello scegliere, formare e valutare i propri studenti.

Il rito formale dell’esame di Stato non può essere eliminato perché la Costituzione lo prevede a conclusione di ciascun ciclo scolastico. Ma anche quello di licenza media è un esame di Stato, con commissari tutti interni, e nessuno ne ha mai contestato la legittimità costituzionale.

A questo punto non sembra opportuno nemmeno l’inserimento di una prova Invalsi tra quelle della maturità. Si potrebbe fare a parte (e magari le università ne potrebbero tener conto), senza che il suo esito pesi sul voto finale, per non ripetere l’errore già fatto con l’esame di licenza, dove l’esito della prova Invalsi di italiano-matematica ‘fa media’ e vale quanto il voto di ammissione, che si riferisce ai risultati raggiunti dall’alunno in un triennio. Capre e cavoli magari si salvano, ma non si sommano.