Milleproroghe/2. Un nuovo sistema nazionale di valutazione, uno e trino

Un altro ancora più impegnativo comma (4-octiesdecies) affida a un ulteriore regolamento, da emanare anch’esso entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge, la creazione di un nuovo sistema nazionale di valutazione, articolato in tre elementi costitutivi:

a) l’istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (l’acronimo sarebbe ‘Indire’: si torna indietro rispetto all’Ansas? O è un riferimento malizioso per non interferire con il regolamento di riordino dell’Ansas all’esame della commissione parlamentare di merito del Senato?), “con compiti di sostegno ai processi di miglioramento e innovazione educativa, di formazione in servizio del personale della scuola e di documentazione e ricerca didattica”;

b) l’istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione (acronimo: ‘Invalsi’), “con compiti di predisposizione di prove di valutazione degli apprendimenti per le scuole di ogni ordine e grado, di partecipazione alle indagini internazionali, oltre alla prosecuzione delle indagini nazionali periodiche sugli standard nazionali”;

c) il corpo ispettivo, “autonomo e indipendente, con il compito di valutare le scuole e i dirigenti scolastici secondo quanto previsto dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150”.

E’ singolare che una normativa come questa, di indubbia rilevanza strutturale, che presenta caratteristiche di una delega legislativa al Governo, sia inserita un po’ a sorpresa (e senza l’indicazione dei criteri e principi sulla cui base esercitare la delega) in uno strumento legislativo tipicamente emergenziale come il Milleproroghe. Senza entrare nel merito della scelta effettuata, ci sembra che la creazione di questo supersistema di valutazione (ma anche di un sistema accentrato di formazione e aggiornamento in servizio del personale della scuola) uno e trino meriterebbe un dibattito pubblico ampio e approfondito. E, naturalmente, un finanziamento adeguato, di cui non c’è traccia.

Infine, sembra mancare una preventiva verifica dell’impatto sulle competenze regionali previste dal Titolo V per il settore istruzione. Alla luce degli obiettivi che il Miur intenderebbe perseguire con i descritti emendamenti, potrebbe apparire non casuale il ritardo della mancata ratifica da parte del Miur della bozza di Accordo quadro tra Stato e Regioni ed altri enti territoriali già definita da diversi mesi nella sede tecnica della Conferenza Unificata.