Maturità/1. Quella voglia di ‘fare il tema’…

Il dato forse più rilevante riguardante la prima prova dell’edizione 2011 dell’Esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, come la berlingueriana legge 425/1997 ribattezzò quello che tutti continuano a chiamare Esame di maturità, è stato il ritorno di interesse dei candidati per la trattazione di un argomento in chiave di riflessione personale. Cioè per lo ‘svolgimento di un tema’, come si usava dire quando l’esame ‘di maturità’ aveva il significato (anche) di una verifica della capacità del candidato di riflettere in modo autonomo e originale su un argomento.

Secondo i dati tempestivamente raccolti dal ministero dell’Istruzione su base campionaria il tema di ordine generale ‘Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti’ – un invito alla riflessione sulla fama al tempo dei social media e dei reality show, a partire da una profetica intuizione di Andy Warhol del 1968 – si è piazzato al secondo posto, mentre la traccia del saggio breve (ambito socio-economico) ‘Siamo quel che mangiamo?’ – anch’essa un invito alla riflessione sull’alimentazione rivolto a giovani con diffusa sensibilità ecologica e ambientalista – è stata scelta addirittura dal 42,7% dei candidati.

Ma anche il saggio breve di ambito artistico letterario ‘Amore, odio, passione’, scelto dal 14,7%, ben si prestava a riflessioni di carattere personale.

Insomma quasi l’84% degli studenti ha manifestato una propensione a rimarcare, attraverso la prova scritta, la propria soggettività in tempi di ‘pensiero unico’ e di massificazione dei comportamenti. Certo, c’è sempre (c’è sempre stato) il rischio della banalizzazione e del ‘luogocomunismo’. Ma, tutto considerato, questo ritorno al ‘tema’ ci sembra una buona notizia.