Manifestazione del 29 novembre: successo o insuccesso?

30.000, 50.000, 100.000. Come si fa a stabilire se un’iniziativa di massa ha avuto o no successo? Per gli scioperi si fa riferimento alla percentuale degli aderenti, anche se quasi mai c’è concordia sulle cifre. Per le manifestazioni, come quella dello scorso sabato, l’indicatore obbligato è il numero dei partecipanti. Anche qui le cifre sono ballerine, ma anche a voler considerare le stime più generose, come si fa a capire se si è trattato davvero di un “successo“, come sostengono i promotori?
Il numero assoluto dei manifestanti non ha grande valore in sé. Un criterio di valutazione potrebbe essere quello di calcolare il tasso di partecipazione rispetto alla massa dei potenziali partecipanti, al netto degli apparati organizzativi dei promotori, che nel caso dei sindacati hanno sempre avuto una notevole consistenza. Ebbene, nel caso della manifestazione del 29 novembre, che aveva dimensione nazionale, si sono “mobilitati” – come si usa dire nel linguaggio paramilitare corrente – i seguenti soggetti, come risulta dalla stampa: CGIL CISL UIL (confederazioni più sindacati di categoria), CIDI, ARCI, MCE, Legambiente, Proteo Fare Sapere, Comitato scuola della Repubblica, Coordinamento Genitori Democratici, Pax Christi, girotondini; sul versante studentesco: Unione degli studenti, Giovani comunisti, Sinistra giovanile, Studenti.net; su quello politico: Ulivo, Pcdi, Rifondazione comunista, Verdi, Italia dei valori.
Ufficialmente i DS non hanno aderito, ma il loro responsabile scuola, Andrea Ranieri, ha scritto sull’Unità del 27 novembre che “il 29 novembre a Roma dovremo proprio esserci tutti“. Ecco: quanti sono “tutti“? Considerato il vasto schieramento “mobilitato“, e l’importante sforzo organizzativo (pullman e treni speciali da tutta Italia), è stato davvero un “successo“? C’erano proprio tutti?