Maestri diplomati, i numeri della delusione

Meno di 1 su 5 lavorerà il prossimo anno. E ci vorranno 29 anni per il ruolo

Delle 50 mila maestre diplomate in attesa di un posto fisso, meno di una su 5 lavorerà il prossimo anno, e solo con un contratto di 10 mesi. Per le altre 40 mila nulla, al massimo qualche occasionale supplenza. Per tutti un concorso straordinario (ma si potrebbe definire anche un “concorsino”, tenuto conto che è prevista solo una prova orale) in cui non è previsto un punteggio minimo, con tutti vincitori. Solo che per entrare in ruolo ci vorranno fino a 29 anni nella scuola dell’infanzia e fino a 11 anni nella primaria.

Il dossier di Tuttoscuola passa ai raggi X la parte sulla scuola del Decreto “dignità”: numeri, proiezioni, conseguenze.

Ecco una sintesi di alcune delle risultanze (si rimanda alla lettura del testo integrale del dossier, clicca qui per leggerlo).

Riparte lo tsunami nord-sud delle cattedre

Il 67% dei docenti di scuola primaria è nato nel Mezzogiorno; ma nel Mezzogiorno si trova il 36% dei posti (comuni e di sostegno) della scuola primaria. Ciò vuol dire che quasi la metà dei maestri meridionali della scuola primaria, se vuole sperare di trovare un posto, dovrà spostarsi al centro-nord.

E, tenuto conto che la quasi totalità degli insegnanti è donna, sarà forte e anche comprensibile la spinta a ritornare appena possibile nei luoghi di origine dove spesso risiedono le loro famiglie.

Si ripeterà pertanto, forse più diluito, il fenomeno di “toccata e fuga” nord-sud che tante critiche aveva attirato alla “Buona scuola”. Chi di algoritmo ferisce…

Alla faccia della continuità didattica

Il decreto “dignità” parla di “misure finalizzate alla continuità didattica”: in realtà nessuno (o quasi) dei pochi che lavoreranno nel 2018-19 sarà riconfermato nella sede di quest’anno, né nell’anno successivo lavoreranno (se lavoreranno) nella sede del 2018-19.

Il concorso straordinario. Fino a 29 anni per entrare in ruolo?

Potranno partecipare due categorie di candidati: i laureati in scienze della formazione primaria e i diplomati magistrali entro il 2001-02. Si stimano 90 mila candidati. Potrebbe esserci il diritto a partecipare ad entrambi i concorsi (scuola dell’infanzia infanzia e scuola primaria), ma è probabile che un certo numero di persone opti per un solo concorso, portando il numero dei candidati effettivi a circa 70 mila per ciascun concorso.

Dal momento che nella scuola dell’infanzia si liberano circa 5 mila posti all’anno, e che solo metà dei posti sarà riservato ai vincitori di questo concorso straordinario (l’altra metà è riservata alle GAE), ci potrebbero volere 29 anni per assorbire i vincitori. Ma nel frattempo almeno la metà dei candidati iscritti avrà raggiunto l’età massima per rimanere in servizio e, conseguentemente, in 14-15 anni le graduatorie del concorso si dovrebbero esaurire, dando il via libera ai concorsi ordinari. Per la scuola primaria si possono stimare “solo” 11 anni.

Insomma il “concorsino” collocherà in un gigantesco limbo gli aspiranti maestri, da dove potrebbero uscire molti anni dopo.

 Il concorso non-concorso

È nella natura di tutti i concorsi valutare per selezionare, e selezionare per individuare i vincitori a cui assegnare i posti in palio. Ma nel concorso straordinario no. Nel concorso straordinario non è prevista alcuna selezione (quasi un ossimoro, che echeggia l’obbligo flessibile di vaccinazione del ministro della salute) e tutti alla fine risulteranno vincitori, anche se il posto lo potranno avere dopo anni o decenni. Infatti il decreto “Dignità” non prevede un punteggio minimo, né un numero di posti da vincitore.

Come si dice alle olimpiadi, nello spirito di De Coubertin, “l’importante è partecipare”: si vince tutti, prima o poi, anche se l’ordine di arrivo può voler dire tantissimo: per gli ultimi anche 25 o 30 anni di ritardo rispetto ai primi.

Amara considerazione: alla fine  una selezione ci sarà. Una selezione… naturale. 

Il merito? Un optional

Il concorso straordinario non prevede la prova scritta, ma soltanto una prova orale didattico-metodologica. Da anni nei concorsi per docenti si accertano anche competenze linguistiche e informatiche. In questo concorso no. È un ritorno all’antico che sembra rifuggire dai nuovi profili professionali e dalle esigenze di una scuola moderna.

Il peso, comunque, della prova orale è meno della metà di quello assegnato ai titoli: 30 a 70 con l’esplicita intenzione di contenere la valutazione della prova.

Il candidato potrebbe anche fare scena muta o affermare che Maria Montessori è stata ministro dell’istruzione: non verrebbe bocciato e risulterebbe vincitore ugualmente.

Il peso della cultura? Molto meno dell’esperienza. I titoli culturali, la laurea, la specializzazione professionale, i corsi aggiornamento? Valgono meno della metà dei titoli di servizio: massimo 20 punti contro un massimo di 50. Questi criteri favoriscono coloro che, con un’età più avanzata, sono da molti anni nella scuola, mentre penalizzano i giovani laureati che non possono aver prestato numerosi anni di servizio.

Conseguenze: stop a nuovi concorsi per decenni?

Dal testo dell’articolato potrebbe dedursi che i prossimi concorsi ordinari verranno banditi dopo la conclusione del concorso straordinario. Se questa interpretazione è corretta, i relativi bandi dovrebbero essere emanati all’approssimarsi dell’esaurimento delle graduatorie del concorso straordinario, cioè tra una trentina d’anni (o 15 anni per la scuola dell’infanzia) tra una dozzina (o dieci) per la scuola primaria.

Sarebbe una conseguenza, a dir poco, paradossale per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria che verrebbero private per anni della possibilità di attingere a risorse professionali giovani ed aggiornate, con l’effetto parallelo dell’invecchiamento del settore.

Una situazione simile si è verificata nel primo decennio di questo secolo quando per circa dodici anni le immissioni in ruolo sono avvenute soltanto attraverso graduatorie permanenti/esaurimento, con congelamento di qualsiasi concorso per esami. Se ne scontano ancora le conseguenze.

 Il dossier di Tuttoscuola approfondisce con dati e analisi esclusive tutti questi punti, e anche altri, del decreto Dignità sulla scuola.

Ecco l’indice del dossier:

– Diplomati magistrali: dopo un anno di aspettative il doloroso bilancio finale  
– Atto I: Provvedimenti immediati e delusi assicurati
– Atto II: Il concorso straordinario che riapre le speranze per migliaia di delusi
– Quanti posti disponibili?
– Quando il ruolo per i graduati del concorso straordinario?
– Dove si prevede vi siano i posti?
– Come sarà valutato il concorso straordinario?
– Come sarà organizzato il concorso?
– Ecco cosa avevano promesso i leader politici

Clicca qui per leggere il dossier integrale di Tuttoscuola