Machine Learning e Intelligenza Artificiale: scenari dell’educazione futura

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E’ difficile comprendere oggi se – o per meglio dire come e in che misura – gli ulteriori sviluppi dell’apprendimento automatico (Machine Learning) e dell’intelligenza artificiale (AI, Artificial Intelligence) influiranno sul futuro dei sistemi educativi anche per via della iperbolica velocità e imprevedibilità con la quale sta procedendo la ricerca in materia, accompagnata da un numero crescente di applicazioni nei più diversi campi, dai sistemi di guida automatici ai filtri anti-spam, dal data mining (scoperta di proprietà sconosciute dei dati attraverso appositi algoritmi) al riconoscimento vocale e facciale al controllo dei robot, per non parlare del settore economico, che già ora utilizza ampiamente le informazioni che si ricavano dall’analisi dei big data per scopi di marketing, pubblicità, operazioni finanziarie ecc.

Le applicazioni in campo educativo possono andare dai software che riconoscono i punti di forza e di debolezza di ciascuno studente proponendogli – come farebbe un buon insegnante – un percorso di apprendimento che ottimizzi le sue prestazioni in varie materie ad una vasta gamma di serious games e di devices che utilizzano la realtà virtuale e quella aumentata. Lo sviluppo delle reti neurali artificiali, che simulano le reti neuronali del sistema nervoso e del cervello umano, e sono quindi in grado di acquisire esperienza, auto-organizzarsi e apprendere, potrebbero portare a risultati spettacolari come la traduzione automatica simultanea di interlocuzioni tra soggetti che parlano lingue diverse, con conseguente ridimensionamento dell’insegnamento scolastico delle lingue straniere e della figura professionale del traduttore, destinata in prospettiva a scomparire salvo che nel caso di testi letterari complessi come quelli poetici (che comunque sarebbe bene leggere nella lingua originale).

Un vantaggio potrebbe essere il superamento della disputa sui corsi universitari in inglese. Forse non è lontano il tempo in cui i professori italiani potranno tenere le loro lezioni in italiano (salvo i termini tecnici inglesi entrati nell’uso corrente o privi di equivalenti italiani) e gli studenti non italiani potranno ascoltarle nella loro lingua materna.