Ma l’autonomia consente di anticipare la riforma nella primaria?/2

Va detto subito che le scuole della primaria, a parte la generalizzazione di inglese e informatica, non hanno alcun obbligo di dar corso a nuovi ordinamenti, anche se noti nei testi ipotizzati.
Tuttavia, in base all’autonomia didattica, ogni aspetto che non sia modifica ordinamentale (è ordinamento ad esempio: orario delle lezioni, programmi di insegnamento, ecc.) dovrebbe poter essere liberamente adottato.
Dal 2000 le scuole possono dedicare il 15% del curricolo di insegnamento (decreto 234/2000) a contenuti diversi da quelli dei programmi ordinari. Cosa impedirebbe, quindi, di assumere a riferimento, nel limite del 15%, gli obiettivi specifici di apprendimento contenuti nelle “Indicazioni nazionali”?
Le scuole hanno potere di autonomia organizzativa e didattica (articoli 4 e 5 del Regolamento di cui al dpr 275/1999). La modalità laboratoriale può essere considerata una forma di organizzazione dell’attività didattica; il portfolio, uno strumento in uso in diverse scuole soprattutto del settore materno, potrebbe essere utilizzato in via ordinaria, escludendo comunque che sostituisca la scheda individuale dell’alunno prevista oggi.
L’autonomia consente di fare molto, molto di più di quanto oggi le scuole osano fare. D’altra parte nel caso specifico certamente disorienterà i collegi dei docenti l’”auto-sconfessione” da parte del Miur della circolare n. 62, un gesto con pochi precedenti in campo amministrativo, come anche va notata la mancanza di un provvedimento formale di approvazione delle Indicazioni Nazionali, che tuttora potrebbero essere oggetto di modifiche.
Insomma un bel rebus. Ma sia ben chiaro, le norme sull’autonomia non le ha abrogate nessuno.