Ma la sperimentazione non si improvvisa

Proviamo a immaginare le condizioni di fattibilità, i passaggi necessari per mettere in atto una sperimentazione organica. Di norma, sono necessarie almeno due fasi.
Fase di preparazione (1-2 mesi): innanzitutto l’Amministrazione scolastica provinciale e regionale valuta la portata dei progetti, espone i limiti di spesa per eventuali assunzioni e misure di accompagnamento, dandone informazione alle istituzioni scolastiche.
Il progetto sperimentale viene portato a conoscenza degli insegnanti che lo esaminano, ne valutano la fattibilità e gli effetti, per poi deliberare in collegio docenti l’adesione di massima.
Immediatamente dopo, va data adeguata informazione dell’ipotesi di sperimentazione alle famiglie, utilizzando i diversi canali informativi previsti (assemblee e depliant informativi, ecc.).
Il consiglio di istituto delibera l’adesione alla sperimentazione, avviandone l’organizzazione di attuazione.
Fase di organizzazione (1-2 mesi): il collegio docenti, sulla base della delibera del consiglio di istituto e dei criteri da questi eventualmente definiti, predispone la programmazione didattica per le classi che aderiscono al progetto sperimentale, e delibera iniziative di formazione professionale e di preparazione degli insegnanti.
Contestualmente i genitori esprimono individualmente le opzioni del tempo-scuola di gradimento.
Sono trascorsi, in condizioni normali, come minimo due-tre mesi, e solo allora si può passare alla fase di attuazione della sperimentazione. Senza considerare il necessario coinvolgimento di altri soggetti istituzionali, a cominciare dai Comuni, che ad esempio riguardo agli anticipi hanno già espresso forti riserve.
Ma in questo caso la volontà potrebbe essere quella di partire a tutti i costi da settembre.
Con decisione, ma non senza temerarietà.