Ma basta alzare l’asticella dell’obbligo, se la dispersione aumenta?/2

Il fenomeno è stato particolarmente evidente negli istituti professionali, che nel primo quinquennio analizzato avevano una dispersione del 51%, gradualmente scesa al 44 l’anno prima dell’introduzione dell’obbligo e poi progressivamente risalita al 51%.
Quindi più scolarizzazione e più dispersione: all’aumento di studenti è corrisposto anche un aumento dei ritardi e degli abbandoni negli anni successivi. E’ come se l’obbligo abbia “costretto” alcuni ragazzi emarginati a frequentare la scuola, ma non abbia motivato abbastanza molti di loro a completare gli studi.
Insomma dal trend dei dati storici si ricava che non è sufficiente “alzare l’asticella” dell’obbligo se non lo si accompagna con misure che favoriscano il successo formativo (interazione con il territorio, orientamento, etc). Occorre cioè migliorare la qualità complessiva dell’offerta, e dimostrare ai giovani che l’investimento in istruzione e formazione serve davvero per un futuro migliore. Altrimenti il vento di Francia, che è un vento di delusione anche nei confronti della scuola e dell’università, potrebbe presto spirare anche nel nostro Paese.