L’Ocse promuove il Jobs Act dell’Italia, ma la boccia su istruzione e fisco

L’Ocse promuove il Jobs Act del governo Renzi ma bacchetta l’Italia sul tema dell’istruzione, insistendo sulla sua mancanza di legame con il mondo del lavoro, invitando inoltre alla semplificazione del sistema fiscale. L’analisi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, “Going for Growth (Alla ricerca della crescita)”, è stata presentata con qualche ora di anticipo sulla riunione del G20.

Nel suo classico rapporto annuale, l’Ocse ha accolto con favore le manovre dell’esecutivo, che hanno spostato “la protezione dai posti di lavoro al reddito dei lavoratori“, invitando al tempo stesso a rendere “più flessibili assunzioni e licenziamenti” e ad adottare “procedure legali più prevedibili e meno costose, supportate da una rete di protezioni sociali più ampia e da politiche attive per il mercato del lavoro“.

Meno positiva la valutazione sulla spesa destinata all’istruzione, scesa “ben sotto la media“, con l’indice puntato contro i cambi al vertice dell’agenzia di valutazione del ministero dell’Istruzione, tre in appena quattro anni. Secondo l’organizzazione, l’Italia “ha un basso rapporto tra qualità e costo” dell’istruzione, e “dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati“. “Pur prendendo atto degli interventi avviati per potenziare l’istruzione tecnica post secondaria – ha aggiunto l’Ocse – questa dovrebbe essere ulteriormente rafforzata“.

Questo solo uno dei suggerimenti dispensati, insieme a quello di aumentare le tasse universitarie e introdurre un sistema di prestiti d’onore per gli studenti. Rimarcata quindi la debolezza del rapporto tra istruzione e mondo del lavoro nel Paese, che già era stata evidenziata nel rapporto intermedio “Ocse Education at a Glance”.

Bocciato il fisco, perché “il peso delle tasse per i lavoratori a basso salario è alto, il codice fiscale è troppo complicato e l’evasione è alta“. Un ultimo aspetto, questo, sul quale l’Ocse ha insistito molto, invitando il governo a ridurre le “distorsioni e gli incentivi a evadere“. L’organizzazione parigina ha incoraggiato l’Italia anche sul terreno delle privatizzazioni, che non hanno raggiunto gli obiettivi fissati negli scorsi anni.