Lo Stato centrale spende meno in istruzione, ma le amministrazioni locali fanno peggio

Negli ultimi 16 anni in Italia il tasso di crescita della spesa per l’istruzione (+73%) è stato inferiore a quello della spesa pubblica totale (+84%). E nettamente più basso riguardo ad altri settori (Difesa +111%, Sanità +122%, Protezione sociale +127%).
Se la spesa per scuola e formazione fosse cresciuta in questo arco di tempo secondo la media della spesa pubblica totale, oggi ci sarebbero oltre 4 miliardi di euro di risorse aggiuntive per l’istruzione ogni anno.
Ricordate? E’ l’analisi presentata una settimana fa da Tuttoscuola su dati Istat, che nelle sequenze numeriche di sedici anni di spesa pubblica (dal 1990 al 2005) ha fotografato i cambiamenti del nostro Paese. L’analisi non è certo passata inosservata. Per il ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni “i dati di Tuttoscuola meritano un approfondimento e una riflessione. Tutti siamo consapevoli della necessità di razionalizzare la spesa evitando sprechi, un’operazione già avviata con la Finanziaria. Ma ora – ha aggiunto il ministro – è necessario affiancare a questo percorso quello di rilancio e investimento“.
I sindacati confederali hanno inserito i dati (sia pure attribuendo all’Istat alcune nostre analisi) nella lettera inviata il 5 marzo al presidente del Consiglio e ai ministri Fioroni, Padoa-Schioppa e Nicolais per annunciare l’avvio delle procedure per lo sciopero generale.
Tuttoscuola è in grado ora di approfondire i dati presentati la scorsa settimana. Scomponendo i numeri sulla spesa pubblica complessiva per soggetto di spesa (Amministrazioni centrali e Amministrazioni locali) saltano fuori dati inaspettati e forse ancora più preoccupanti.
Lo Stato centrale (Ministeri, etc) dedica all’istruzione lo 0,4% in meno delle proprie risorse (dal 10,82% del 1990 al 10,47% del 2005).
Le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) spendono in istruzione lo 0,9% in meno dei propri budget (dall’8,8% del 1990 al 7,9% del 2005), facendo quindi peggio dello Stato centrale. E questa non è una buona notizia per il sistema di istruzione, dal momento che in questi 16 anni c’è stata una complessiva redistribuzione di fondi dal centro alla periferia, per effetto della quale l’incidenza della spesa gestita dalle amministrazioni locali è passata dal 26,8 al 31,5% della spesa pubblica totale.