L’Italia delle disuguaglianze

Le ricerche comparative internazionali, con tutti i loro limiti, sono un buon indicatore non solo della qualità media della preparazione dei nostri allievi, ma anche dei dislivelli che si registrano tra scuola e scuola e, a parità di tipo di scuola, tra le diverse zone del Paese.

Per il primo aspetto sono interessanti gli elementi emersi la scorsa settimana a Milano in un convegno svoltosi presso il Museo della Scienza e della Tecnica. Dai dati disaggregati a livello regionale della ricerca OCSE-PISA 2006 sulle competenze dei quindicenni in campo scientifico risulta che la Lombardia ottiene 499 punti in scienze, un risultato in linea con i paesi Ocse e con il Nord ovest (501 punti), e decisamente superiore alla media italiana di 475 punti. Ma mentre gli studenti lombardi dei licei e degli istituti tecnici hanno prestazioni che superano ampiamente la media Ocse (pari a 500 per le scienze, 498 per la matematica e a 492 per la lettura), quelli degli istituti professionali si collocano molto al di sotto della stessa media (435 per la lettura, 437 per la matematica, 453 per le scienze).
E la situazione è ancora peggiore per gli alunni dei centri di formazione professionale, che raggiungono solo 356 punti per la lettura, 374 per la matematica e 376 per le scienze.

Gli studenti quindicenni del Friuli Venezia Giulia sono a loro volta addirittura secondi al mondo (dopo quelli finlandesi) in scienze, e terzi in matematica e lettura, dopo la Finlandia e il Canada. Ma in questo caso il dato preso in considerazione è quello medio. “Il merito è anche di Amministrazioni pubbliche come quella regionale” – ha commentato l’assessore all’istruzione Antonaz – “che aiuta le famiglie meno abbienti e, unica in Italia, sostiene anche le singole realtà scolastiche“. Considerazioni analoghe si sentono fare anche nelle Province autonome di Trento e Bolzano, dove gli studenti hanno egualmente ottenuto buoni risultati medi.

La domanda è: riconosciuti i meriti delle Amministrazioni locali più efficaci ed efficienti, che cosa si può, o si deve fare per garantire un livello di qualità uniforme su tutto il territorio? Dare attuazione al nuovo quadro di competenze definito dalla riforma del Titolo V, con la ricomposizione delle funzioni, che vuol dire preoccuparsi non tanto della divisione delle competenze tra i diversi soggetti istituzionali (stato, regioni, autonomie locali, istituzioni scolastiche), quanto della loro capacità di cooperare.